Giorgetti a gamba tesa: «Forza Italia
solo un'ancella alla corte di Zaia»

Giovedì 2 Luglio 2015 di Alda Vanzan
Giorgetti a gamba tesa: «Forza Italia solo un'ancella alla corte di Zaia»
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VENEZIA - «Siamo alla distruzione di un progetto politico: con gli strumenti che avevamo, potevamo lavorare per ottenere risultati migliori. Nulla da stupirsi se ci sarà gente che se ne andrà». Parla Alberto Giorgetti, deputato di Forza Italia, già coordinatore veneto del Pdl. Uno dei pochi a dire pubblicamente che la gestione politica delle Regionali 2015 è stata un fallimento: «Siamo già in fase di estinzione».

Onorevole Giorgetti, Forza Italia in Veneto è crollata al 5,97%, peggio dell’8,3% un anno fa in Emilia Romagna. Eppure, mentre nel Pd si è aperta una discussione e sono state chieste le dimissioni del segretario regionale, da voi nessuno dice niente.

«E io sono stupefatto che non ci sia un momento di riflessione all’interno di Forza Italia».

Come spiega questo crollo di consensi?

«È indubbio che Forza Italia deve trovare un suo rilancio e una sua collocazione per contrapporsi al Governo e alla politica di Renzi. Però è anche vero che se in Veneto ti presenti agli elettori con le liste con cui ci siamo presentati noi, non puoi stupirti del risultato».

Candidati deboli?

«Se le liste fossero state più curate, il risultato sarebbe stato diverso. A Verona - la città di Flavio Tosi dove la contrapposizione tra tosiani, Lega e Lista Zaia era altissima - due candidati come Massimo Giorgetti e Davide Bendinelli hanno preso quasi 16mila preferenze portando Forza Italia a superare l’8%. Fossero state fatte liste con candidati altrettanto forti anche nelle altre città, Forza Italia oggi non sarebbe al 5%».

Ma le liste le avete decise voi in partito.

«Veramente non c’è stata nessuna partecipazione né alla formazione delle liste, né alla preparazione del programma né alcuna attività del partito a sostegno delle liste. Qualcuno ha visto un simbolo di partito in giro? I candidati sono stati lasciati correre da soli. Quando è andata bene hanno trovato il sostegno di qualche parlamentare o amministratore che ha dato una mano autonomamente».

Come è stato giudicato il risultato elettorale?

«In partito non c’è stata nessuna riunione né regionale né nazionale di analisi del voto. Anzi, ho sentito degli "abbiamo vinto"».

Cosa pensa della giunta di Luca Zaia? Vi va bene un unico assessorato a Elena Donazzan?

«Non c’è stato nessun tipo di consultazione con nessuno per decidere l’assetto della giunta regionale. Un assetto che è di grave sottovalutazione del nostro ruolo. Il presidente è della Lega, il vice è della Lega, 9 assessori su 10 sono Lega e Lista Zaia. Forza Italia ha un solo assessore, "ancella di corte" e per giunta all’Istruzione, una delle deleghe più problematiche, mentre i leghisti si sono tenuti i referati più rappresentativi e incisivi. Qualcuno mi deve spiegare perché in Veneto si dovrebbe ancora votare Forza Italia».

Il vostro coordinatore regionale, Marco Marin, doveva insistere di più almeno per ottenere la presidenza del consiglio regionale anziché il numero due dato a Massimo Giorgetti?

«Presumo che Marin sia d’accordo con le scelte di Zaia: non l’ho sentito obiettare. Ma sono scelte che non tengono conto del peso di Forza Italia. Non parliamo poi di come sono stati trattati i Fratelli d’Italia. Avallando un monocolore leghista, di fatto abbiamo spiegato che è inutile votare per Forza Italia».

Conseguenze?

«Immagino che alle Politiche ognuno si sentirà libero di fare le sue valutazioni. Poi però non lamentiamoci se qualcuno esce dal partito. Io non uscirò di certo, ma è evidente che qui siamo già in fase di estinzione».

Lei è parlamentare, è stato coordinatore regionale del Pdl: non poteva dirle prima queste cose?

«Io le obiezioni le ho sollevate in punta di piedi nell’unica riunione che c’è stata. Cioè circa due mesi prima delle elezioni».

Marin si deve dimettere?

«È un problema suo. Io per molto meno ho avuto ampie discussioni».
Ultimo aggiornamento: 12:50

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