È incompatibile, e lo sa. Non può stare seduto su due poltrone, e anche questo gli è noto. Solo che, testuale, «non ho ancora deciso». E così, nell’incertezza, Enrico Corsi da Verona, 52 anni, perito industriale, sta di qua e di là. Assessore nel Comune di Flavio Tosi. E consigliere regionale a Palazzo Ferro tra le file della Lega Nord, dopo aver preso il posto di Paolo Tosato diventato senatore al posto di Massimo Bitonci.
L’incertezza, però, non riguarda la retribuzione visto che a Palazzo Ferro Fini gli uffici hanno provveduto ad aprire la posizione del neo consigliere: come gli altri colleghi, gli spetta una indennità mensile lorda di 6.600 euro e un rimborso spese di 4.500 euro, mentre per l’indennità aggiuntiva di 2.100 euro si vedrà quando assumerà una carica in qualche commissione. Peccato che per Corsi ieri sia stata aperta anche un’altra pratica: quella della sua decadenza.
Il punto è che fare il consigliere regionale e l’assessore comunale non è possibile, è uno dei casi di incompatibilità dettati dalla legge 5/2012. La stessa legge stabilisce la procedura da seguire nel caso in cui un "incompatibile" continui ad occupare le due poltrone. Così, ieri l’ufficio di presidenza del consiglio regionale ha deliberato di avviare la procedura di decadenza: a Corsi sarà inviata una lettera di contestazione, dopodiché lo stesso consigliere avrà dieci giorni per rispondere. L’iter è il seguente: "Nei dieci giorni successivi il Consiglio regionale delibera definitivamente e, ove ritenga sussistente la causa di incompatibilità, chiede al consigliere di rimuoverla entro cinque giorni. Qualora il consigliere non vi provveda, il Consiglio lo dichiara decaduto con deliberazione notificata all’interessato entro cinque giorni". fatti due conti, si arriverebbe a Ferragosto. Però a Ferragosto il consiglio regionale è in ferie e dunque si andrebbe a settembre. Nel frattempo la retribuzione sarà garantita.
Il leghista veronese si stupisce dell’interesse mediatico nei suoi confronti: «Guardi, non ho ancora deciso. Non è facile». Ma lei lo sa che non può tenere due incarichi? «Nel momento in cui mi sarà chiesto, prenderò una decisione, so che mi manderanno una lettera». Ma se lei avesse deciso subito, la lettera che apre il procedimento per la decadenza non gliel’avrebbero mandata. «Senta, io sono arrivato ieri in consiglio regionale, sto cercando di rendermi conto della situazione. L’idea è di tornare a Verona, in Comune, ma voglio capire». Se Corsi uscirà dal Ferro Fini, gli subentrerà Giuseppe Stoppato, consigliere comunale a San Giovanni Lupatoto. Altro caso di incompatibilità.
A Palazzo, intanto, tiene banco la vicenda dei 62 stipendi, visto che ai consiglieri arrestati Renato Chisso e Giampietro Marchese - e sospesi con decorrenza 31 maggio, cioè la data dell’ordinanza della custodia in carcere anche se eseguita il 4 giugno - è corrisposto l’80% dell’indennità di carica lorda, 5.280 euro al mese, mentre ai due supplenti, Francesco Piccolo e Alessio Alessandrini, lo stipendio è ovviamente pieno. Antonino Pipitone, capogruppo dell’Italia dei valori, si dichiara «allibito»: «Pagare 62 consiglieri è una follia legislativa, bisogna cambiare la legge». Pipitone azzarda: «E se domani, magari per delle multe non pagate, 30 consiglieri regionali fossero sottoposti contemporaneamente all'obbligo di firma, cosa succederebbe? Che i veneti pagherebbero lo stipendio a 90 consiglieri: 30 normali, 30 sostituti e 30 con assegno ridotto». L’esponente dell’Idv contesta la sostituzione a tempo, visto che la legge Severino esclude i soggetti sospesi dal numero legale. «E poi c’è questa disparità tra gli effetti economici: ai dirigenti regionali sospesi viene ridotto lo stipendio del 50%, ai consiglieri il 20%. Un antipatico effetto-casta che i cittadini non capiscono. Con le loro tasse vengono pagate incongruenze normative che non hanno senso».
Ultimo aggiornamento: 12 Luglio, 08:51
© RIPRODUZIONE RISERVATA L’incertezza, però, non riguarda la retribuzione visto che a Palazzo Ferro Fini gli uffici hanno provveduto ad aprire la posizione del neo consigliere: come gli altri colleghi, gli spetta una indennità mensile lorda di 6.600 euro e un rimborso spese di 4.500 euro, mentre per l’indennità aggiuntiva di 2.100 euro si vedrà quando assumerà una carica in qualche commissione. Peccato che per Corsi ieri sia stata aperta anche un’altra pratica: quella della sua decadenza.
Il punto è che fare il consigliere regionale e l’assessore comunale non è possibile, è uno dei casi di incompatibilità dettati dalla legge 5/2012. La stessa legge stabilisce la procedura da seguire nel caso in cui un "incompatibile" continui ad occupare le due poltrone. Così, ieri l’ufficio di presidenza del consiglio regionale ha deliberato di avviare la procedura di decadenza: a Corsi sarà inviata una lettera di contestazione, dopodiché lo stesso consigliere avrà dieci giorni per rispondere. L’iter è il seguente: "Nei dieci giorni successivi il Consiglio regionale delibera definitivamente e, ove ritenga sussistente la causa di incompatibilità, chiede al consigliere di rimuoverla entro cinque giorni. Qualora il consigliere non vi provveda, il Consiglio lo dichiara decaduto con deliberazione notificata all’interessato entro cinque giorni". fatti due conti, si arriverebbe a Ferragosto. Però a Ferragosto il consiglio regionale è in ferie e dunque si andrebbe a settembre. Nel frattempo la retribuzione sarà garantita.
Il leghista veronese si stupisce dell’interesse mediatico nei suoi confronti: «Guardi, non ho ancora deciso. Non è facile». Ma lei lo sa che non può tenere due incarichi? «Nel momento in cui mi sarà chiesto, prenderò una decisione, so che mi manderanno una lettera». Ma se lei avesse deciso subito, la lettera che apre il procedimento per la decadenza non gliel’avrebbero mandata. «Senta, io sono arrivato ieri in consiglio regionale, sto cercando di rendermi conto della situazione. L’idea è di tornare a Verona, in Comune, ma voglio capire». Se Corsi uscirà dal Ferro Fini, gli subentrerà Giuseppe Stoppato, consigliere comunale a San Giovanni Lupatoto. Altro caso di incompatibilità.
A Palazzo, intanto, tiene banco la vicenda dei 62 stipendi, visto che ai consiglieri arrestati Renato Chisso e Giampietro Marchese - e sospesi con decorrenza 31 maggio, cioè la data dell’ordinanza della custodia in carcere anche se eseguita il 4 giugno - è corrisposto l’80% dell’indennità di carica lorda, 5.280 euro al mese, mentre ai due supplenti, Francesco Piccolo e Alessio Alessandrini, lo stipendio è ovviamente pieno. Antonino Pipitone, capogruppo dell’Italia dei valori, si dichiara «allibito»: «Pagare 62 consiglieri è una follia legislativa, bisogna cambiare la legge». Pipitone azzarda: «E se domani, magari per delle multe non pagate, 30 consiglieri regionali fossero sottoposti contemporaneamente all'obbligo di firma, cosa succederebbe? Che i veneti pagherebbero lo stipendio a 90 consiglieri: 30 normali, 30 sostituti e 30 con assegno ridotto». L’esponente dell’Idv contesta la sostituzione a tempo, visto che la legge Severino esclude i soggetti sospesi dal numero legale. «E poi c’è questa disparità tra gli effetti economici: ai dirigenti regionali sospesi viene ridotto lo stipendio del 50%, ai consiglieri il 20%. Un antipatico effetto-casta che i cittadini non capiscono. Con le loro tasse vengono pagate incongruenze normative che non hanno senso».
