Fidanzati uccisi, la criminologa
Bruzzone: «Questo è uno sgarro»

Mercoledì 25 Marzo 2015 di Cristina Antonutti
Roberta Bruzzone e i due fidanzati uccisi
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PORDENONE - La pista della vendetta maturata in un ambiente malavitoso. La criminologa Roberta Bruzzone, esperta in Scienze forensi e criminal profiling, ha un’idea precisa sul duplice delitto commesso una settimana fa nel parcheggio del palasport di Pordenone.

Ed è inquietante. Se le indagini dell’Arma dovessero confermarla, significa che il caporal maggiore Trifone Ragone e la bocconiana Teresa Costanza sono stati giustiziati da un boss.

Che idea si è fatta di questo caso?

«La pista più plausibile mi sembra quella di una vendetta. Penso a uno sgarro, a un grosso guaio in cui si sono cacciati questi due ragazzi. Una situazione che in quei giorni ha avuto un’escalation».

Che sgarro potrebbero aver commesso per essere giustiziati?

«Non si può escludere un debito con persone che gravitano in certe aree malavitose».

E la pista passionale?

«Con una reazione del genere? L’offesa non è proporzionale alle conseguenze, a meno che l’interessata non sia la donna di qualche boss locale e allora l’offesa viene lavata con il sangue. A mio parere è difficile parlare di pista passionale se le persone coinvolte non hanno a che fare con certi ambienti».

Se fosse nel pool investigativo, su che cosa si concentrerebbe?

«Sulla vita di Trifone Ragone. Ritengo che sia alla base di questo brutale duplice delitto».

Perché allora uccidere anche la fidanzata?

«Perché lei sapeva, era al corrente di qualcosa».

E l’ipotesi del sicario?

«Dalle modalità esecutive e dalla noncuranza con cui ha operato, direi che l’omicidio su commissione è l’ipotesi più verosimile. Ha avuto l’atteggiamento di chi è avvezzo a questo tipo di esecuzione, magari è bassa manovalanza. Ha usato un’arma poco efficace ed è riuscito comunque ad andare a segno e a eliminare due persone».

Può essere stato vendicato un matrimonio fallito a causa di Trifone?

«Sì, ma allora riguarda qualcuno che appartiene a un certo livello criminale. Qui siamo di fronte a un delitto di matrice personale. Penso che sia stata data una risposta a un’offesa pubblica subita. Questo è una sorta di regolamento di conti per dare un messaggio pubblico, affinché a nessuno venga più in mente di ripetere lo sgarro. È un’ipotesi interessante, ritengo che la stiano seguendo».

Significa che c’era la volontà di giustiziare la coppia?

«È inevitabile il clamore mediatico dopo un gesto del genere, quindi c’è il desiderio di uccidere, ma anche la volontà di dare una lezione a tutti: guardate quello che succede a chi sgarra. Altrimenti usi altri metodi, non così violenti. Se il movente è passionale, è preceduto da qualche avvisaglia, non arrivo subito a uccidere, c’è una progressione».

Come imposterebbe le indagini su questo delitto?

«È importante l’ultima settimana e l’ultimo giorno di vita dei ragazzi. Forse c’è stato qualche elemento di allarme, ma noi non ne siamo a conoscenza. Sicuramente mi concentrerei sui contatti di Ragone, le ultime telefonate, le ultime 24 ore. Sì, partirei da lì».

La ricostruzione dell'omicidio

Ultimo aggiornamento: 22:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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