Nuovo vescovo, da Gorizia
Redaelli al posto di Mattiazzo

Giovedì 16 Luglio 2015 di Nicoletta Cozza
Carlo Roberto Maria Redaelli
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PADOVA - Tutti gli indizi portano a lui. E la notizia rimbalzata l’altra sera dal Vaticano, è stata suffragata ieri da ulteriori elementi. Monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, attualmente alla guida della Diocesi di Gorizia, dovrebbe essere il nuovo vescovo di Padova, al posto di Antonio Mattiazzo. La nomina, che la Santa Sede ufficializzerà con la pubblicazione del nome del designato sul suo Bollettino ufficiale, si conoscerà entro la fine della settimana prossima. Ma che in questo momento sia il più accreditato, si desume anche dal fatto che monsignor Giampaolo Crepaldi, attuale vescovo di Trieste e anch’egli nella lista dei "candidati" più probabili, avrebbe detto "no" al trasferimento nella città del Santo, in quanto consapevole che non sarebbe stato troppo gradito negli ambienti ecclesiastici padovani, dove non sarebbero state viste positivamente alcune direttive da lui imposte nel capoluogo giuliano.

Una sorta di Celestino V dei nostri giorni, quindi, il cui gran rifiuto avrebbe indotto Papa Bergoglio in persona a scegliere appunto monsignor Redaelli per il dopo-Mattiazzo. Inoltre, la sua nomina ad Arcivescovo metropolita di Gorizia, decretata da Benedetto XVI nel giugno del 2012, era sembrata un po’ riduttiva per un alto prelato con il suo curriculum, considerato che in passato aveva ricoperto incarichi di grossa responsabilità e prestigio nella Diocesi di Milano, che è la più grande d’Italia. Assegnargli ora la guida di quella di Padova, che è la seconda per importanza a livello nazionale, dopo tre anni gli renderebbe giustizia.

In questo momento, comunque, monsignor Antonio Mattiazzo, rientrato dal Kenya proprio l’altra sera, è ancora a tutti gli effetti il vescovo di Padova: nel febbraio scorso aveva spedito la lettera di dimissioni a Papa Francesco, spiegandogli che avrebbe gradito lasciare l’incarico il 18 giugno, giorno della festa di San Gregorio Barbarigo e del clero padovano. Il Pontefice argentino, però, non le ha mai accettate e lo farà solamente nel momento in cui procederà con la nomina del successore. Solo in quel momento Mattiazzo potrà coronare il sogno di tornare a fare il "missionario semplice" con il titolo di emerito. Ha già deciso che, dopo 26 anni di episcopato a Padova, andrà a Robe, in Etiopia, mentre in passato era stato in Burkina Fasu e in Costa d’Avorio. Il 21 giugno scorso tutta la comunità religiosa padovana si era ritrovata nel Duomo per ringraziarlo e salutarlo durante una messa solenne a cui avevano assistito moltissime persone.

Cinquantanove anni, milanese, ma con mamma di Belluno, monsignor Redaelli è entrato in seminario a 11 anni, sulle orme di don Sergio, uno zio sacerdote divenuto parroco nel capoluogo lombardo. Nel 1988 ha conseguito la laurea in Diritto Canonico alla Pontificia Università Gregoriana del seminario lombardo. Ha un curriculum lunghissimo: per esempio si è occupato dell'avvocatura dell’arcidiocesi di Milano ed è stato presidente del Comitato per gli enti e i beni ecclesiastici della Cei. Nel 2004 Papa Giovanni Paolo II lo aveva nominato vescovo ausiliare di Milano, mentre nel 2012 Benedetto XVI lo aveva designato arcivescovo metropolita di Gorizia. A giugno di due anni fa, invece, ha ricevuto il pallio dalle mani di Papa Bergoglio: si tratta di una concessione riservata soltanto ad alcuni arcivescovi metropoliti e primati come simbolo della giurisdizione in comunione con la Santa Sede.
Ultimo aggiornamento: 10:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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