​Trenitalia, sulle tratte locali
il cliente non ha mai ragione

Sabato 23 Agosto 2014
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Caro direttore,

qualche giorno fa sono dovuto tornare in treno da Belluno a Venezia e ho avuto la brutta sorpresa che i treni diretti sono stati soppressi. Ci sono ora solo due tratte, via Castelfranco e via Conegliano che impiegano una media di due ore e trenta con un cambio. Inoltre il treno da Belluno delle 8.48 aveva un ritardo di 35 minuti e pertanto l'ho dovuto scartare (avrei perso la coincidenza a Castelfranco). Sono rimasto un'ora e mezza circa in stazione a Belluno in attesa della soluzione successiva, il treno delle 10.16. Non era per nulla caldo fuori ma ho dovuto sopportare per tutto il viaggio una gelida aria condizionata sulle spalle e alla mia richiesta di togliere o diminuire il flusso d'aria fredda la capotreno mi ha risposto che non si poteva. Mi domando perché abbiamo in Italia un trasporto ferroviario così scadente e trovo riprovevole il fatto che così lo Stato incentivi il pessimo e viziato utilizzo dell’auto privata. Una volta si diceva che fosse per favorire la Fiat, ma ora?




Angelo Mercuri

Venezia







Caro lettore, la Fiat ha certamente condizionato nel corso degli anni le scelte infrastrutturali italiane, ma l'inefficienza delle Ferrovie dello Stato era innanzitutto la logica conseguenza di una politica aziendale solidamente ancorata ai criteri del carrozzone pubblico monopolista: nessuna attenzione al conto economico, né al merito né tantomeno ai clienti che, infatti, venivano chiamati utenti. Oggi, bisogna riconoscerlo, le cose sono un po' cambiate. Trenitalia è un'azienda diversa, costretta, almeno in alcuni settori, a confrontarsi con la concorrenza privata e, anche per questo, gestita secondo criteri più manageriali e certamente meno clientelari di un tempo.



Sull'alta velocità e sui collegamenti medio-lunghi, in particolare, ha fatto notevoli passi avanti, migliorando servizi e velocità, fino a diventare su alcuni percorsi (Milano-Roma) più conveniente dell'aereo. Ciò che non è invece sostanzialmente mutata è la scarsa qualità dei trasporti locali, testimoniata dalle molte lettere come la sua che riceviamo e dalle ripetute proteste dei pendolari. Come mai? Azzardo una risposta: si tratta di servizi assai meno redditizi dell'alta velocità e dove non c'è alcuna concorrenza. E dove quindi il cliente torna a essere un utente, cioè un soggetto che non può scegliere. Può solo pagare. E, se nel suo caso, aspettare e sopportare.
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