Profughi, quando la solidarietà è minata dal caos della gestione

Sabato 4 Luglio 2015
5
Caro direttore,

faccio riferimento all’articolo "Da clandestini a spacciatori", pubblicato il 2 luglio. Avete offerto un quadro perfetto di una realtà che molti non conoscono e il governo ha trattato con troppa leggerezza. Anch’io sono (o meglio ero) una delle migliaia di persone che piangono alla vista degli sbarchi a Lampedusa o, peggio ancora, dei naufragi delle carrette. Ma perché nessuno ha cercato di gestire meglio il fenomeno agli albori? Perché, solo ora, ci si accorge che c’è differenza tra profughi e clandestini? Non tutti sono fuggiti da una guerra, c’è chi è arrivato solo per tornaconto personale.



Questi sono i personaggi che nessuno ha fermato negli anni e sono andati sempre più proliferando. Questi sono quelli di cui parlate nell’articolo. Io sono nonna di un “angelo dei barconi”. Lei è il dono più prezioso che ho ricevuto e sono grata a Dio per questo, ma nulla sarà semplice. Per molto tempo, prima che nascesse, ho bussato a tante porte ma ho sempre avuto risposte che lasciavano trapelare l’impotenza di tanti, anche della polizia. Io continuerò a lottare con e per la mia nipotina. Una cosa chiedo a chi può cambiare le regole: lo faccia presto, pensando non solo agli occhioni impauriti dei bimbi che sbarcano dalle carrette, ma anche allo sguardo vivace di quei bimbi che, senza colpa alcuna, dovranno lottare ogni giorno per una vita serena.




Lettera firmata

Venezia



------



Cara lettrice,

la sua testimonianza offre un punto di vista diverso e inconsueto della realtà dei migranti. E ci conferma nella convinzione che la solidarietà e l'attenzione verso gli altri erano e sono valori forti e diffusi nelle nostre terre. Ciò che sta minando questi valori è però la caotica e insensata gestione dei flussi migratori. Una colpevole assenza di politica e di progetto che riversa nelle strade delle nostre città masse indistinte di uomini e donne, di cui nulla sappiamo perché non vengono identificate e a cui spesso non sappiamo neppure offrire un posto decente dove dormire. Li chiamiamo profughi ma sappiamo bene che se tanti tra di loro sono davvero in fuga da guerre e carestie, molti altri sono invece immigrati clandestini alla ricerca di un lavoro che non c'è e non raramente destinati a rinfoltire le schiere della malavita e dello spaccio.

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci