La celebrazione dei morti
implica adesione ai loro ideali

Mercoledì 30 Settembre 2015
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Egregio Direttore,

leggo le sue ultime considerazioni sulla guerra civile che mi lasciano perplesso. Quanto lei scrive sulla X Mas ("operò sotto il comando della Germania nazista") è quantomeno inesatto. Proprio la X Mas, corpo militare indipendente dalla Rsi, si trovò in parecchie occasioni, com'è rimasto storicamente accertato, a fronteggiare armi alla mano i tedeschi (i casi più eclatanti ebbero luogo nel Friuli e a Trieste) per imporre e difendere la sovranità e l'italianità di quelle terre. Le manifestazioni in memoria dei morti che persero la guerra, oltre a un atto di civiltà, sono un doveroso riconoscimento di verità storica.



On. prof. Antonio Serena



Treviso



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Caro lettore,

non so se gli atti più turpi siano stato commessi dai partigiani rossi dopo la Liberazione o dalle camice nere: è una classifica che non mi appassiona. Vorrei piuttosto precisare ulteriormente il mio pensiero su questo tema che vedo ha appassionato molti lettori. Considero assolutamente meritoria l'opera che, per esempio, un grande giornalista come Giampaolo Pansa ha condotto per raccontare nei suoi libri anche il "sangue dei vinti" e offrire al grande pubblico una storia della Liberazione diversa da quella dominante e unilaterale imposta per anni dal Pci e dai suo intellettuali "organici". Ma ciò non toglie che, da cittadino italiano, non posso che essere grato per chi ha combattuto, insieme agli alleati, contro il nazi-fascismo e mi giunge difficile estendere questa stessa gratitudine a chi invece voleva perpetuare il totalitarismo e per questo ha ucciso suoi connazionali. Affermare ciò non significa in alcun modo assolvere gli assassinii di cui si macchiarono partigiani o ex dopo la Liberazione nè ignorare che per una parte della Resistenza, quella che faceva capo al Pci e in particolare a Pietro Secchia, la lotta al nazi-fascismo era solo il primo tempo di una partita che avrebbe poi dovuto concludersi con l'instaurazione anche in Italia della dittatura del proletariato di stampo sovietico. La storia, però, non si fa con i se e con i ma e, per nostra fortuna, la democrazia ha prima prevalso, grazie agli alleati e alla lotta di Liberazione, sul totalitarismo fascista e ha poi impedito che quello comunista prendesse piede in Italia. Sulla X Mas: confesso di non essere un grande cultore della storia della Decima, tuttavia è altrettanto storicamente accertato che Junio Valerio Borghese, il 12 settembre 1943, si alleò con i nazisti e strinse un accordo con la Marina da guerra nazista per proseguire l'attività della X Mas conservando bandiera italiana ma sotto il controllo operativo tedesco. Mi pare una scelta di campo chiarissima. Quanto alla memoria: il rispetto per i morti è un atto di civiltà e prescinde dalla loro appartenenza. Ma la celebrazione dei morti è cosa diversa, implica un'adesione ai loro ideali e una gratitudine per il loro sacrificio. Questa è la differenza e questo è il motivo per cui, senza pretendere di vietare nulla, mi sono permesso di esprimere riserve sulla manifestazione che si è svolta nel Trevigiano in onore della X Mas.

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