Landini e i rivoluzionari
rimasti senza rivoluzione

Domenica 29 Marzo 2015
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Caro direttore,

lo sciopero di fine marzo mi lascia basito. Fiom in piazza contro Jobs act. Landini: "Da oggi una nuova primavera del lavoro". Mentre a Milano sciopero contro Expo. Non so se ridere o piangere, considerando i tempi che corrono. Possibile che nel Belpaese qualsiasi cosa di nuovo si faccia c'è sempre qualcuno che si offende. Non sono contro al sindacato, anzi. A pochi chilometri da Trieste, ci aspettano a braccia aperte: un'attività comincia a produrre dopo pochi mesi, mentre in Italia occorrono anni.


L.B.

Rovigo





Caro lettore,

Landini è solo l'ultimo dei nostrani rivoluzionari senza rivoluzione. Vede un mondo che non c'è e che esiste solo nelle sue proiezioni viziate da un'ideologia che vorrebbe essere progressista, ma che è invece irrimediabilmente passatista. Anche il mondo del lavoro che Landini ha l'ambizione di rappresentare è una realtà deformata dalle lenti dell'ideologia: nonostante le roboanti dichiarazioni del leader della Fiom, gli operai e gli impiegati nella loro stragrande maggioranza non si riconoscono in alcun modo in lui e nelle sue posizioni. E l'ultima prova di ciò l'abbiamo avuta proprio ieri alla Fiat di Pomigliano d'Arco: allo sciopero contro i sabati di lavoro straordinario indetto dalla Fiom di Landini hanno aderito in 5 (cinque) operai su 1478. Ma non illudiamoci che episodi come questi facciano riflettere Landini e i landinisti ormai lanciati nell'agone politico. A costoro le dure repliche della storia (e della cronaca) non hanno mai insegnato nulla.
Ultimo aggiornamento: 14:34

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