Cambia pelle Finmeccanica. Ed è bastato il nuovo organigramma presentato ieri a un centinaio di top manager convocati nelle sede di Piazza Monte Grappa dal numero uno Mauro moretti per capire fino a che punto arriverà l’operazione di «accentramento» di tutte le funzioni di supporto del gruppo sotto la holding. Per amministratori delegati e prime e seconde linee del gruppo il messaggio è chiaro: il taglio dei costi sarà incisivo, ma la nuova Finmeccanica vuol dire anche una nuova stagione di valorizzazione dei giovani e di meritocrazia.
C’è un dettaglio, però, tra i tanti illustrati da Moretti nelle due ore di incontro che non è certo passato inosservato per i 100 manager convocati a Roma. Il modello «accentrato» che passerà dalla costruzione di tre aree (una per la ricerca e sviluppo, una per la gestione e il controllo degli investimenti e una per lo sviluppo strategico) sotto la holding e dalla trasformazione delle controllate in cinque divisioni (elicotteri, sistemi per la difesa, elettronica, aeronautica e servizi centralizzati) verrà replicato anche nelle sedi all’estero? Che vuol dire? Che le sedi all’estero sono troppe e che vanno razionalizzate, anche in modo drastico.
Nessun numero. Moretti non si è fatto sfuggire alcun dettaglio. Ma uno schema di massima il nuovo capo-azienda di Finmeccanica l’ha tracciato eccome. È davvero un lusso avere una sede in ogni Paese di riferimento del gruppo, ha lasciato intendere, il manager. Da ora in poi basterà avere una sede centrale per ogni grande mercato. Come dire che ce ne sarà una, per esempio, per l’Europa, una per il Nord America, una per il Sud America e una per l’Asia. Un’operazione che evidentemente spingerà i risparmi anche oltre il 20% immaginato nei mesi scorsi al momento dell’annuncio del restyling. Si vedrà.
Intanto, giusto per avere un’idea di quanto vale questo tassello del piano industriale, va ricordato che Finmeccanica ha una presenza significativa diretta nel mondo in oltre 20 Paesi, in cui sono distribuiti gli oltre 63.000 dipendenti. E pare che oltre 20 sedi (a parte i siti e gli insediamenti sparsi ovunque) siano davvero troppe. La promessa di Moretti è di ricostruire il volto del gruppo entro il 2015. E per allora sarà anche più chiaro dove sarà approdata la valutazione per la scelta del nuovo nome. Scelta che non esclude l’ipotesi di andare a ripescare tra i brand storici del gruppo.
Roberta Amoruso
Ultimo aggiornamento: 7 Ottobre, 15:34
C’è un dettaglio, però, tra i tanti illustrati da Moretti nelle due ore di incontro che non è certo passato inosservato per i 100 manager convocati a Roma. Il modello «accentrato» che passerà dalla costruzione di tre aree (una per la ricerca e sviluppo, una per la gestione e il controllo degli investimenti e una per lo sviluppo strategico) sotto la holding e dalla trasformazione delle controllate in cinque divisioni (elicotteri, sistemi per la difesa, elettronica, aeronautica e servizi centralizzati) verrà replicato anche nelle sedi all’estero? Che vuol dire? Che le sedi all’estero sono troppe e che vanno razionalizzate, anche in modo drastico.
Nessun numero. Moretti non si è fatto sfuggire alcun dettaglio. Ma uno schema di massima il nuovo capo-azienda di Finmeccanica l’ha tracciato eccome. È davvero un lusso avere una sede in ogni Paese di riferimento del gruppo, ha lasciato intendere, il manager. Da ora in poi basterà avere una sede centrale per ogni grande mercato. Come dire che ce ne sarà una, per esempio, per l’Europa, una per il Nord America, una per il Sud America e una per l’Asia. Un’operazione che evidentemente spingerà i risparmi anche oltre il 20% immaginato nei mesi scorsi al momento dell’annuncio del restyling. Si vedrà.
Intanto, giusto per avere un’idea di quanto vale questo tassello del piano industriale, va ricordato che Finmeccanica ha una presenza significativa diretta nel mondo in oltre 20 Paesi, in cui sono distribuiti gli oltre 63.000 dipendenti. E pare che oltre 20 sedi (a parte i siti e gli insediamenti sparsi ovunque) siano davvero troppe. La promessa di Moretti è di ricostruire il volto del gruppo entro il 2015. E per allora sarà anche più chiaro dove sarà approdata la valutazione per la scelta del nuovo nome. Scelta che non esclude l’ipotesi di andare a ripescare tra i brand storici del gruppo.
Roberta Amoruso
