Oggi l'autopsia di Marta: quelle 8 ore
drammatiche per salvarle la vita

Martedì 5 Gennaio 2016 di Lino Lava
Marta Lazzarin e l'ospedale di Bassano

BASSANO - La lunga agonia di Marta Lazzarin e la lotta durata otto ore per salvarle la vita. È tutto raccontato nella cartella clinica che ricostruisce quanto è accaduto nell’ospedale di Bassano del Grappa il 29 dicembre. Una tragedia finita ora in un fascicolo giudiziario. L'ecografia aveva mostrato subito una situazione compromessa. Il feto era in presentazione podalica, il battito cardiaco assente. Il bambino che Marta Lazzarin aveva in grembo era morto. E la trentaquattrenne bassanese, originaria di Giavera del Montello, aveva la febbre a 39. Potevano i medici del reparto di ostetricia e ginecologia dell'ospedale di Bassano sottoporre in quelle condizioni la madre a un intervento di taglio cesareo? Il “quadro settico” era molto preoccupante e in atto c'erano i sintomi del parto spontaneo. Marta Lazzarin è morta mentre i medici tentavano di abbassarle la febbre causata da una grave infezione.

Oggi l'esame autoptico, all'ospedale di Bassano, rivelerà le cause della morte della giovane e del suo bambino. Il pubblico ministero di Vicenza Barbara de Munari ha affidato l'incarico al dottor Paolo Fais dell'Università di Verona, mentre l'anatomopatologo trevigiano dottor Enrico Pedoia rappresenterà la famiglia Lazzarin. All'autopsia parteciperà anche il professor Massimo Montisci, dell'Istituto di medicina legale dell'Università di Padova, uno dei più noti docenti italiani. Il professor Montisci è stato incaricato dal primario del reparto di ostetricia e ginecologia dell'ospedale di Bassano, Yoram Jacob Meir.

Sono cinque i sanitari che il pubblico ministero ha iscritto nel registro degli indagati con l'ipotesi di omicidio colposo. Ma al momento è un atto di garanzia nei confronti dei sanitari che per otto ore hanno tentato di salvare la giovane. Oltre al primario di ginecologia sono indagati anche i medici Paola Lanza e Maria Concetta Mangano, l'anestesista Vittorio Bernardi e l'ostetrica Lucia Sasso.

Era mezzogiorno in punto di martedì 29 dicembre quando la giovane è arrivata all'ospedale di Bassano. Aveva la febbre alta e ha detto alla dottoressa Lanza che da due giorni aveva incontinenza urinaria e cefalea. Alla ginecologa la situazione è parsa subito drammatica. E l'ecografia ha dimostrato la morte del feto a 27 settimane e un giorno di gravidanza. Alle 12,10 sono stati eseguiti gli esami del sangue e venti minuti dopo è iniziata una terapia antibiotica. Alle 13.30 Marta Lazzarin ha iniziato ad avere contrazioni dolorose ed è stato chiamato al telefono l'anestesista Vassalli per un’eventuale terapia antalgica.

Alle 14 la ginecologa Lanza fa una rivalutazione ecografica e sottopone la paziente al monitoraggio perché sta iniziando il travaglio spontaneo. Alle 14.40 arriva in reparto anche il primario Meir. In quel momento l'anestesista Bernardi sta eseguendo analisi. Accanto alla paziente c'è anche l'ostetrica. E' a questo punto che viene presa la decisione sul taglio cesareo. Sarà solo l'"extrema ratio”. Il feto è morto e in atto c'è un travaglio spontaneo. Con le valutazioni dell'ostetrica e dell'anestesista, il primario Meir decide di attendere l'espulsione spontanea. Alle 15.35 Marta Lazzarin viene trasferita in area travaglio. E’ cosciente e viene continuamente monitorata.

Alle 17.50 l'ostetrica Sasso vede Marta impallidire, sudare e perdere conoscenza. Arrivano anestesisti e cardiologi. C'è un arresto cardiaco. Le “manovre rianimatorie” durano a lungo. Per qualche momento il cuore della giovane donna inizia a battere debolmente. Ma poi non c'è più niente da fare. Alle 19.10 Marta muore come il bambino che ha ancora in grembo. Ieri i medici legali hanno esaminato a lungo la cartella clinica della povera mamma. Non è escluso che il decesso sia stato causato da una tromboembolia polmonare.






 

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