VENEZIA - L’altezza di precipitazione di 229 millimetri in 6 ore a Velo d’Astico corrisponde a un tempo di ritorno di 3 secoli. Traduce il concetto il professor Marco Marani, direttore del Centro studi sugli impatti dei cambiamenti climatici istituito a Rovigo dall’Università di Padova, che collabora con l’Arpav nello sviluppo dei modelli previsionali: «Un fenomeno di tale intensità si presenta in media una volta ogni 300 anni.
AGRICOLTURA
Al netto della grandine di ieri sera, la mappa veneta dei fenomeni considerati gravi ha compreso prevalentemente pioggia, ma in quantità decisamente abbondanti (“heavy rain”, nella terminologia della banca-dati): 108,7 millimetri a Padova e 100,6 a Jesolo, solo per menzionarne solo un paio, mentre Caorle viene citata per la situazione della spiaggia. Numeri che portano Coldiretti Veneto a lanciare l’allarme per l’agricoltura: «Il mais ormai era spuntato dal terreno ed è stato ricoperto dall’acqua in più punti. Il frumento era cresciuto regolarmente ma è stato allettato anche dal vento forte e poi sommerso. Allagate anche le coltivazioni di soia appena germogliata e altre colture come le zucche presenti in tutta l’area. Criticità anche nel Veronese: sui filari di vigneti in Val d'Alpone e Val d’Illasi si sono riversati terriccio e sassi con ristagni diffusi sui terreni. Centinaia gli ettari di terreni agricoli finiti sott’acqua tra Montagnana e dintorni, dove si è abbattuto un secondo violento nubifragio. Frane e smottamenti segnalati nell’area collinare, in particolare fra Arquà Petrarca e Vo’ Euganeo, con danni a terrazzamenti, vigneti e uliveti».
Cia Veneto esprime preoccupazione per l’entità dei danni: «Per un ettaro di granoturco vengono investiti, in media, 350 euro fra sementi e lavoro. L’ordine di grandezza dei danneggiamenti potrebbe superare le centinaia di migliaia di euro. A questo, naturalmente, si deve aggiungere il mancato guadagno delle aziende agricole». Commenta il presidente Gianmichele Passarini: «Ormai gli imprenditori agricoli vivono in uno stato di perenne emergenza. È necessario che tutte le opere idrauliche previste nell’apposita programmazione vengano ultimate al più presto».
BONIFICA
Nell’attesa, la situazione è pesante secondo Francesco Cazzaro, presidente di Anbi Veneto e cioè dell’associazione degli enti consortili che gestiscono la rete minore dei corsi d’acqua: «I Consorzi di bonifica sono a lavoro giorno e notte per far fronte a un fenomeno meteorologico estremo. Nei territori più fragili le maestranze sono al lavoro da martedì per preparare i canali a raccogliere quanta più pioggia possibile, ma con certi volumi è inevitabile che la rete idraulica vada in saturazione. In alcune aree, oltretutto, le idrovore si sono dovute fermare per l’impossibilità di scaricare l’acqua nei fiumi anch’essi al limite. Questo ha comportato allagamenti temporanei alle campagne». Fenomeni estremi di piogge torrenziali, con «nuove rotture arginali dovute al sovraccarico della rete», vengono annotati in particolare dal Consorzio Alta pianura veneta.