Messina Denaro, minacce all’oncologo del boss (che lo ha curato in carcere): il pm chiede il processo

Vittima di un pesante minaccia in stile mafioso il medico Luciano Mutti, primario del reparto di Oncologia dell’ospedale dell’Aquila

Venerdì 17 Maggio 2024 di Marcello Ianni
Messina Denaro, minacce all’oncologo del boss (che lo ha curato in carcere): il pm chiede il processo

L'AQUILA - Rischia il processo, chiesto dalla Procura, il giovane che ha minacciato via web l’oncologo Luciano Mutti, in servizio al “San Salvatore”, che ha curato il super boss Matteo Messina Denaro durante la sua detenzione in città. Non solo medici insultati e minacciati a vario titolo da pazienti e famigliari o aggrediti come accaduto di recente ad una psichiatra dell’ospedale costretta a subire un intervento chirurgico: adesso arrivano le minacce di stampo mafioso, quelle molto pesanti rivolte ad uno dei medici che fino a poco tempo ha assicurato l’assistenza al boss Matteo Messina Denaro, costretto a vivere sotto vigilanza da parte delle forze dell’ordine. Vittima di un pesante minaccia in stile mafioso, il medico Luciano Mutti, (assistito dall’avvocato Luca Bruno) primario del reparto di Oncologia dell’ospedale dell’Aquila, che ha preso in carico Messina Denaro Matteo, affetto da un grave tumore al colon, fin dal suo arrivo in città, prima nel corso della detenzione nel carcere di Preturo in regime di 41 bis (luogo nel quale per poter eseguire le cure chemioterapiche era stata allestita una stanza ad hoc accanto alla cella) e poi all’ospedale, fino a quando l’ex boss di Castelvetrano non è morto.

I FATTI
Il primario dell’Oncologia sul proprio profilo “Messenger” era stato raggiunto da tre messaggi, dal profilo “Micael D’Angelo”, (si saprà poi essere Michael Negoziante di Salerno di 19 anni) uno dei quali terrificante, che lo “invitava” a prestare le migliori cure altrimenti «lo avrebbe fatto saltare in aria come accaduto a Falcone e Borsellino».

Una minaccia subito trasmessa agli agenti della Squadra mobile della Questura e ai colleghi della polizia postale dell’Aquila per l’avvio delle indagini con la contestuale iscrizione sul registro degli indagati per minacce. Vicenda che per importanza e delicatezza è stata immediatamente seguita dalla Procura Distrettuale Antimafia dell’Aquila, nella persona del sostituto procuratore, Roberta D’Avolio, che ha chiesto il processo, ravvisando l’aggravante delle minacce con il metodo mafioso. Nel frattempo un Comitato ad hoc interforze aveva stabilito di applicare al primario una vigilanza. Nel frattempo il giovane diventato irreperibile, era stato rintracciato a Torino, ospite di un amico, estraneo alle contestazioni mosse dalla Dda aquilana. Il ragazzo è stato sottoposto a perquisizione e gli investigatori hanno portato via il cellulare per essere analizzato dagli esperti. Anche se secondo gli inquirenti viene esclusa un’appartenenza del ragazzo al mondo mafioso, lo stesso è indagato a tutti gli effetti con questa aggravante, avendo egli stesso dichiarato di farne parte.

Ultimo aggiornamento: 07:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA