Traffico internazionale di droga, chiesti sei anni di carcere per Ismail Rebeshi

Lunedì 2 Novembre 2020 di Maria Letizia Riganelli
Operazione Ichnos - Nel riquadro Ismail Rebeshi

Traffico internazionale di droga, chiesti sei anni di carcere per Ismail Rebeshi. Nessuna tregua per l’albanese considerato il capo di mafia viterbese.

Proprio in questi giorni è giunto al termine il processo scaturito dall’operazione Ichnos. Il boss albanese, difeso dall’avvocato Roberto Afeltra, ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato che consente lo sconto di un terzo della pena e la Procura ha chiesto 6 anni di carcere.


L’operazione Ichnos porta dietro le sbarre Rebeshi a novembre 2018. Le manette scattano mentre si trova a gestire una serata nel suo night club Shisha. L’accusa è pesantissima: spaccio internazionale di stupefacenti, in particolare eroina e cocaina. Secondo i carabinieri di Carbonia e la Dda di Cagliari era l’uomo che, grazie ai suoi contatti con la criminalità, procurava la droga a un sodalizio sardo. Un vero e proprio collettore che portava kg di cocaina ed eroina in Sardegna, per poi farla finire sul tutto il mercato italiano.

L’ultimo carico, intercettato dai militari sardi, era stato procurato proprio dal 37enne e proveniva dalla Siria, dove Rebeshi era arrivato grazie ai contatti con la criminalità albanese. «Siamo di fronte – disse il giorno dell’arresto il comandante Lucia Dilio - al più importante referente per lo spaccio di droga a Viterbo e nel suo interland, legato alla criminalità italiana e a quella albanese».

Per gli inquirenti non c’era alcun dubbio: Rebeshi era il tramite stabile tra le organizzazioni criminose dedite al traffico di droga operanti sia in Italia che all’estero. Il difensore dell’albanese durante la discussione ha chiesto l’assoluzione dal reato. Niente, secondo lui, collegherebbe il suo assistito alla droga. 

La richiesta davanti al tribunale di Cagliari arriva a distanza di pochissimi giorni da quella fatta davanti al Riesame per tentare di tirare fuori Rebeshi dal carcere. L’albanese, condannato in primo grado per associazione mafiosa, è rinchiuso da due anni esatti. Prima per la droga in Sardegna poi con l’operazione Erostrato. «Ho fatto ricorso al Riesame - spiega Afeltra - per le contestazioni a catena». L’intento è quello di dimostrare che sul suo assistito siano “piovuti” più provvedimenti cautelari al fine di prolungare la scadenza dei termini di custodia cautelare. Riesame di Roma e Tribunale di Cagliari decideranno nei prossimi mesi.

Ultimo aggiornamento: 3 Novembre, 13:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA