«Gli obiettivi del piano di abbattimento selettivo approvato dalla regione Lazio sono stati centrati, ma questo non significa che il problema dei cinghiali sia risolto».
Il piano, nello specifico, ha portato all’abbattimento di 478 capi tra il 7 luglio 2020 e il 23 agosto 2021 «con una percentuale di realizzo del 100% in tutti e quattro i distretti di gestione» spiega il presidente dell’ATC VT 1 Mauro Favero; abbattimenti che insieme a quelli delle squadre di braccata (3.763 cinghiali), in girata e in zone specificatamente individuate e assegnate alle squadre (51), e nelle zone bianche (142) tra novembre 2020 e gennaio 2021 ha raggiunto il totale di 4.434.
Numeri che saliranno ancora nella prossima stagione «Dal 24 agosto 2021 è iniziato il nuovo Piano di selezione che durerà fino a settembre 2022 – aggiunge Favero - e prevede l’abbattimento di 639 cinghiali». Non abbastanza, secondo Coldiretti, per riportare in equilibrio la situazione. «Sia chiaro, non stiamo chiedendo una mattanza – aggiunge Pacifici -. Nessuno ama la terra e ha in considerazioni gli animali come un agricoltore o un allevatore. Serve però un’azione più concertata. Già in estate Coldiretti ha fatto sentire la sua voce».
I problemi generati dall’aumento del numero dei cinghiali, sempre più presenti anche oltre i margini della città, toccano anche il resto della fauna selvatica. «Sono spariti nidi a terra di quaglie e fagiani – continua Pacifici -. Non essendoci un antagonista naturale i cinghiali portano squilibrio all’interno del sistema naturale: è quindi urgente intervenire».
C’è poi la questione legata ai danni economici: «La prova migliore dell’effetto blando che le azioni di contrasto hanno portato sono nelle parole degli agricoltori – aggiunge Pacifici -. Provate a chiedere in quanti hanno registrato miglioramenti significativi. Le colture continuano ad essere danneggiate: porto il mio caso in proposito, in un campo coltivato a mais la resa è stata del 50% inferiore, responsabile è l’azione della fauna selvatica».
I risarcimenti, quando ci sono, del tutto inadeguati: «La Regione non potrebbe in alcun modo garantire il pieno indennizzo delle perdite, questo perché sull’intero territorio la conta dei danni è di diversi milioni di euro – conclude Pacifici -. A rispondere della compromissione dei raccolti sono le tasche degli agricoltori».
Dall’ATC VT 1 e dal coordinatore della commissione ungulati Claudio Valente arriva intanto un’altra spalla agli agricoltori: «Con l’intento di riportare entro valori di accettabilità sociale e di equilibrio agricolo ed ecologico la presenza della specie cinghiale – spiega - il nostro Atc ha anche programmato l’acquisto di recinzioni elettrificate e catture in vivo per la difesa non cruenta delle coltivazioni».1