Segrega in casa la compagna e la violenta, condannato a 4 anni Oliviero Cherubini, imprenditore agricolo di Tuscania.
L’uomo era alla sbarra, assistito dall’avvocato Marco Russo, per violenza sessuale, violenza privata e lesioni. I fatti di 8 anni fa. A raccontarli nel dettaglio la stessa vittima che tra il 2014 e il 2015 si era trasferita nell’azienda agricola dell’imputato con i figli avuti da una precedente unione.
«Io lavoravo nei campi – ha raccontato la donna – nell’allevamento. Un lavoro duro. Lui quando sniffava diventata violento. Non ha rispetto per nessuno. E’ aggressivo con tutti. E lo era anche con me. Mi ha preso a calci e pugni anche davanti ai miei figli. E mi violentava. Io provavo a serrare le gambe e le braccia ma lui è forte e mi apriva. E’ violento e io ero terrorizzata. Quando è arrabbiato potrebbe anche uccidere».
La donna per mesi non è riuscita a chiedere aiuto, né a scappare. L’uomo le avrebbe tolto il cellulare e la batteria dell’auto per non farla allontanare. Solo il giorno in cui nell’azienda sono arrivati i carabinieri di Tuscania e il trentenne è stato arrestato (per un altro reato legato a un fucile non dichiarato) la donna si è sentita libera ed riuscita a confessare tutta la violenza subita.
«Ho anche tentato di chiudere il rapporto civilmente – ha detto ancora -. Pensavo che con l’intelligenza sarei riuscita a fargli capire che non potevamo andare avanti. Ma lui continuava a dirmi che se avessi chiesto aiuto se la sarebbe presa con i miei due figli. Ero umiliata. Considerata solo un oggetto. Mi urlava che lui era un possidente mentre io una morta di fame. Mi diceva che avessi provato a chiedere aiuto avrebbe preso il miglior avvocato e mi avrebbe rovinato la vita».
La donna durante la relazione sarebbe stata anche costretta a pratiche sessuali perfino in mezzo ai campi mentre era al lavoro. Tutte le accuse per cui l’imputato era alla sbarra sono state provate, tranne una che si è prescritta. Quella relativa a maltrattamenti a un’altra donna, conosciuta un paio di anni prima della vittima di violenza sessuale. Anche in quel caso l’imputato avrebbe impedito all’ex fidanzata di uscire e di avere rapporti con amici e familiari.
Uno schema che si sarebbe ripetuto identico con la donna che è riuscita a trascinarlo a processo e a farlo condannare.
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