Compagna segregata in casa e violentata, condannato a 4 anni imprenditore agricolo di Tuscania

Mercoledì 26 Gennaio 2022
Violenza

Segrega in casa la compagna e la violenta, condannato a 4 anni Oliviero Cherubini, imprenditore agricolo di Tuscania.

Il Tribunale di Viterbo ieri mattina ha emesso la sentenza su un procedimento nato dalle denunce di una donna che per anni ha subito maltrattamenti, violenza e minacce. La pm Chiara Capezzuto aveva chiesto 8 anni di carcere.

L’uomo era alla sbarra, assistito dall’avvocato Marco Russo, per violenza sessuale, violenza privata e lesioni. I fatti di 8 anni fa. A raccontarli nel dettaglio la stessa vittima che tra il 2014 e il 2015 si era trasferita nell’azienda agricola dell’imputato con i figli avuti da una precedente unione.

«Io lavoravo nei campi – ha raccontato la donna – nell’allevamento. Un lavoro duro. Lui quando sniffava diventata violento. Non ha rispetto per nessuno. E’ aggressivo con tutti. E lo era anche con me. Mi ha preso a calci e pugni anche davanti ai miei figli. E mi violentava. Io provavo a serrare le gambe e le braccia ma lui è forte e mi apriva. E’ violento e io ero terrorizzata. Quando è arrabbiato potrebbe anche uccidere».

La donna per mesi non è riuscita a chiedere aiuto, né a scappare. L’uomo le avrebbe tolto il cellulare e la batteria dell’auto per non farla allontanare. Solo il giorno in cui nell’azienda sono arrivati i carabinieri di Tuscania e il trentenne è stato arrestato (per un altro reato legato a un fucile non dichiarato) la donna si è sentita libera ed riuscita a confessare tutta la violenza subita.

«Ho anche tentato di chiudere il rapporto civilmente – ha detto ancora -. Pensavo che con l’intelligenza sarei riuscita a fargli capire che non potevamo andare avanti. Ma lui continuava a dirmi che se avessi chiesto aiuto se la sarebbe presa con i miei due figli. Ero umiliata. Considerata solo un oggetto. Mi urlava che lui era un possidente mentre io una morta di fame. Mi diceva che avessi provato a chiedere aiuto avrebbe preso il miglior avvocato e mi avrebbe rovinato la vita».

La donna durante la relazione sarebbe stata anche costretta a pratiche sessuali perfino in mezzo ai campi mentre era al lavoro. Tutte le accuse per cui l’imputato era alla sbarra sono state provate, tranne una che si è prescritta. Quella relativa a maltrattamenti a un’altra donna, conosciuta un paio di anni prima della vittima di violenza sessuale. Anche in quel caso l’imputato avrebbe impedito all’ex fidanzata di uscire e di avere rapporti con amici e familiari.

Uno schema che si sarebbe ripetuto identico con la donna che è riuscita a trascinarlo a processo e a farlo condannare.

Ultimo aggiornamento: 15:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA