Assolto con formula piena.
«Sono innocente». Andrea Landolfi lo ha ripetuto fin dall’inizio, quando tutti i dettagli conducevano a lui e alla sua condotta. Più volte nel corso delle udienze si è alzato e ha preso la parola. Ogni volta con più disperazione in corpo. «Io l’amavo, ho perso la donna della mia vita. Avevamo progetti». Frasi dette e ridette, con le lacrime e la rabbia. Rabbia per la restrizione forzata. Il 30enne romano da quasi due anni è detenuto nel carcere di Rebibbia. Qui la sua salute psichica è peggiorata e non sono pochi gli attacchi di panico e i tentativi di suicidio sventati dalla polizia penitenziaria.
Landolfi, da ieri sera è libero, nonostante la Corte lo abbia dichiarato colpevole per lesioni alla nonna e condannato a 4 anni. Tutto inizia la notte tra il 3 e il 4 febbraio del 2019 a Ronciglione. Andrea e Maria Sestina hanno trascorso un weekend burrascoso a casa della nonna di lui. Con loro c’è anche il figlio di 5 anni di Landolfi, che non vede e non sente da quella sera. Il fine settimana trascorre tra liti e battibecchi. Domenica sera però decidono di andare a cena e poi al pub. Qui continuano a discutere e bevono entrambi. Cantano anche canzoni al karaoke. Poi passata la mezzanotte tornano verso la casa della nonna. Le telecamere li inquadrano tra i vicoli di Ronciglione, forse stanno ancora discutendo, forse Sestina sta ancora piangendo.
«Normali dinamiche di una coppia giovane», diranno gli avvocati della difesa. La tragedia arriva subito dopo. Andrea e Sestina sono a casa. Sulla rampa delle scale, discutono. Uno di fronte all’altro, distanti appena qualche gradino. E’ su questo istante che si è giocato tutto il processo. L’accusa, pm Franco Pacifici, fin dal principio ha sostenuto che l’imputato avesse lanciato volontariamente la vittima. Procurandole lesioni mortali. A sostegno di questa tesi la ricostruzione con il laser scanner effettuata dagli uomini del Ris nei tre sopralluoghi. E per questo durante la discussione ha chiesto 25 anni di carcere.
Per la difesa, avvocati Serena Gasperini e Daniele Fabrizi, invece si sarebbe trattato di un tragico, fatale incidente. Andrea mentre scivolava per le scale si sarebbe aggrappato in maniera istintiva e involontaria alle braccia di Sestina. Diventando leva per il volo e la caduta per le scale. Ieri dopo 10 ore di camera di consiglio la Corte d’Assise ha messo un punto fermo. «Ho la voce rotta per tensione - afferma l’avvocata Gasperini -, Andrea non ha mai commesso nessun omicidio. Giustizia è fatta. Sempre con un pensiero a Maria Sestina che non c’è più per colpa di un incidente».
Il presidente della Corte, giudice Eugenio Turco, legge il dispositivo e le emozioni esplodo. Andrea, dal metro quadro dell’acquario, abbraccia la sua avvocata. Piangono di gioia i familiari, la mamma, le zie, la nonna (indagata e assistita dall’avvocato Gianluca Fontana) e la sorella che per oltre due anni lo hanno supportato e sostenuto. Piangono di rabbia i genitori di Maria Sestina (parte civile nel processo con l’avvocato Vincenzo Luccisano), per quella figlia 26enne che non c’è più.