Non ha ucciso la fidanzata, Andrea Landolfi assolto dopo 2 anni di carcere

Martedì 20 Luglio 2021
Non ha ucciso la fidanzata, Andrea Landolfi assolto dopo 2 anni di carcere

Assolto con formula piena.

Il giallo di Ronciglione si chiude con una sentenza di piena assoluzione. La Corte d’Assise di Viterbo, dopo 10 ore di camera di consiglio, scioglie ogni dubbio. La morte di Maria Sestina Arcuri, ventenne calabrese, non fu un omicidio. A ucciderla non furono le mani del compagno, ma una fatale tragedia domestica.

«Sono innocente». Andrea Landolfi lo ha ripetuto fin dall’inizio, quando tutti i dettagli conducevano a lui e alla sua condotta. Più volte nel corso delle udienze si è alzato e ha preso la parola. Ogni volta con più disperazione in corpo. «Io l’amavo, ho perso la donna della mia vita. Avevamo progetti». Frasi dette e ridette, con le lacrime e la rabbia. Rabbia per la restrizione forzata. Il 30enne romano da quasi due anni è detenuto nel carcere di Rebibbia. Qui la sua salute psichica è peggiorata e non sono pochi gli attacchi di panico e i tentativi di suicidio sventati dalla polizia penitenziaria.

Landolfi, da ieri sera è libero, nonostante la Corte lo abbia dichiarato colpevole per lesioni alla nonna e condannato a 4 anni. Tutto inizia la notte tra il 3 e il 4 febbraio del 2019 a Ronciglione. Andrea e Maria Sestina hanno trascorso un weekend burrascoso a casa della nonna di lui. Con loro c’è anche il figlio di 5 anni di Landolfi, che non vede e non sente da quella sera. Il fine settimana trascorre tra liti e battibecchi. Domenica sera però decidono di andare a cena e poi al pub. Qui continuano a discutere e bevono entrambi. Cantano anche canzoni al karaoke. Poi passata la mezzanotte tornano verso la casa della nonna. Le telecamere li inquadrano tra i vicoli di Ronciglione, forse stanno ancora discutendo, forse Sestina sta ancora piangendo.

«Normali dinamiche di una coppia giovane», diranno gli avvocati della difesa. La tragedia arriva subito dopo. Andrea e Sestina sono a casa. Sulla rampa delle scale, discutono. Uno di fronte all’altro, distanti appena qualche gradino. E’ su questo istante che si è giocato tutto il processo. L’accusa, pm Franco Pacifici, fin dal principio ha sostenuto che l’imputato avesse lanciato volontariamente la vittima. Procurandole lesioni mortali. A sostegno di questa tesi la ricostruzione con il laser scanner effettuata dagli uomini del Ris nei tre sopralluoghi. E per questo durante la discussione ha chiesto 25 anni di carcere.

Per la difesa, avvocati Serena Gasperini e Daniele Fabrizi, invece si sarebbe trattato di un tragico, fatale incidente. Andrea mentre scivolava per le scale si sarebbe aggrappato in maniera istintiva e involontaria alle braccia di Sestina. Diventando leva per il volo e la caduta per le scale. Ieri dopo 10 ore di camera di consiglio la Corte d’Assise ha messo un punto fermo. «Ho la voce rotta per tensione - afferma l’avvocata Gasperini -, Andrea non ha mai commesso nessun omicidio. Giustizia è fatta. Sempre con un pensiero a Maria Sestina che non c’è più per colpa di un incidente».

Il presidente della Corte, giudice Eugenio Turco, legge il dispositivo e le emozioni esplodo. Andrea, dal metro quadro dell’acquario, abbraccia la sua avvocata. Piangono di gioia i familiari, la mamma, le zie, la nonna (indagata e assistita dall’avvocato Gianluca Fontana) e la sorella che per oltre due anni lo hanno supportato e sostenuto. Piangono di rabbia i genitori di Maria Sestina (parte civile nel processo con l’avvocato Vincenzo Luccisano), per quella figlia 26enne che non c’è più.

Ultimo aggiornamento: 23:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA