«Oggi è una giornata di rinascita, torniamo a fare quello che amiamo di più».
Una giornata iniziata presto, con il rito dello scioglimento dei tavoli, le sedie tirate fuori dalle pile e le prime colazioni nei bar. «Siamo partiti lenti – spiega Ivan Guerrini del bar centrale di piazza del Plebiscito -. I numeri non sono stati quelli che avevamo nel pre Covid ma siamo solo all’inizio e credo sia normale, già dal primo pomeriggio poi c’è stato un aumento di flusso. Aspettiamo il fine settimane per fare un primo bilancio».
Preso di mira soprattutto il momento dell’aperitivo «il rito che è mancato di più – continua Guerrini -. Speriamo di essere arrivati alla fine e di non dover più sostenere altri sacrifici». Ai bar mancherà la possibilità di servire al banco almeno fino a giugno, la sfida più dura però è quella che aspetta i ristoranti. La possibilità di offrire servizio solo all’aperto con i posti contingentati e l’incognita meteo sulla testa è un ulteriore ostacolo sulla via del ritorno alla normalità. La speranza è che le norme previste all’interno del Decreto Riaperture vengano alleggerite nelle prossime settimane come successo con lo stop della zona gialla inizialmente previsto fino al 30 aprile.
«Ci aspettavamo un po’ di movimento in più a pranzo ma va bene anche così, abbiamo riaperto ed è un po’ una liberazione – spiega Eleonora Di Andrea, titolare dello storico ristorante Tre Re - . Già a cena però abbiamo avuto un riscontro migliore, prenotazioni che si sono allungate anche per i prossimi giorni. È bello vedere che siamo mancati ai nostri clienti quanto loro a noi». Un pensiero che condivide Stefano Achilli, dell’Hosteria Olio d’Oliva all’inizio di via San Lorenzo che non risparmia critiche al decreto: «È bello riaprire ma così non si può andare avanti – spiega - Al primo scroscio pioggia saremo costretti a chiudere di nuovo, non possiamo programmare neppure la spesa. Veniamo da 14 mesi in cui siamo rimasti praticamente fermi. È impossibile recuperare e sperare di ripartire senza la possibilità di sfruttare tutta la superficie del locale. Le cose devono cambiare e alla svelta»