Reddito di cittadinanza, stop da luglio: rischiano centinaia di famiglie

Giovedì 9 Febbraio 2023 di Luca Telli
Reddito di cittadinanza, stop da luglio: rischiano centinaia di famiglie

Fuori lo sportello del CAF della CGIL di via Saragat c’è la fila quasi ogni giorno «vengono per la richiesta Isee e per capire poi come muoversi in questa selva di bonus».

Vanno, anche, per avere risposte su quello che succederà da qui a cinque mesi e mezzo quando (a luglio) per gli «occupabili» finirà il sussidio che negli ultimi tre anni il reddito di cittadinanza è riuscito a garantire.

«Risposte che purtroppo possono essere solo parziali – spiegano dal CAF -. Sappiamo quello che c’è scritto nella legge di bilancio e nulla più». Di un assegno prolungato per gli over 60 o per famiglie con un membro affetto da disabilità «si parla, ma si tratta di voci».

 Il nemico con il quale i percettori del reddito si trovano a combattere in queste settimane è silente e potenzialmente letale «si chiama incertezza». Incertezza che migliaia di famiglie in provincia non possono permettersi. Secondo gli ultimi dati INPS a dicembre sono state 5023 quelle coinvolte dal programma; 9627 persone in totale con un assegno medio di poco superiore ai 500 euro. Numeri che crescono con il calcolo della pensione di cittadinanza percepita (nello stesso mese) da 710 famiglie, 76 persone, per un assegno medio di 291,81 euro. In totale 5733 famiglie, 10.403 persone. Un dato, su base annua, peggiore rispetto allo scorso anno sebbene distante dai picchi negativi raggiunti nel 2019, anno d’esordio della misura, e nel 2020 subito dopo lo scoppio della pandemia.

Dalla CGIL sono sicuri di una cosa: «è necessario trovare un’alternativa»; senza una minima forma di tutela, che il reddito di cittadinanza con tutte le sue derive e problematiche riesce comunque a dare, il numero delle famiglie in difficoltà potrebbe salire. Il passaggio degli «occupabili» dall’inattività al mondo del lavoro è tutt’altro che immediato: lo dicono i livelli di occupazioni della provincia che da anni faticano a restare nella media nazionale (soprattutto nel caso delle donne). Lo conferma la fuga dei giovani under 25 per mancanza di prospettive, tema su cui i sindacati battono da tempo. E c’è poi un’altra e più importante questione, quella della giusta retribuzione che nella Tuscia resta tra le più basse d’Italia. Tradotto: anche quando il percettore del reddito, che si presuppone sia di rado un lavoratore specializzato, riesca a trovare un impiego potrebbe comunque non essere sufficiente a garantire l’uscita dalla sacca di povertà.

«C’è la questione bollette, spesa alimentare, carburanti: tutte questioni che stanno gravando sulle famiglie e che continueranno ad impattare sui bilanci ancora per mesi», concludono dal Caf. Spese impossibili da fare quadrare senza un lavoro «di qualità», retribuito in maniera corretta e con tutte le tutele contrattuali del caso.

© RIPRODUZIONE RISERVATA