Perde la testa per la sorellastra adolescente e quando viene scoperto per vendetta pubblica le sue foto hard.
A processo un 31enne del viterbese per violenza sessuale, diffusione e condivisione di materiale pedopornografico. In una pendrive conservava 136 foto della sorellastra completamente nuda.
Ieri davanti al collegio del Tribunale di Viterbo hanno raccontato cosa è successo appena due anni fa i rispettivi genitori, della vittima minorenne e dell’imputato trentenne, che da anni sono sposati. Marito e moglie che si sono trovati a condividere figli avuti da precedenti matrimoni. «Ho saputo che mia figlia 15enne - ha raccontato la madre in aula - aveva una relazione con il figlio di mio marito (allora 28enne) dalle chiacchiere del paese. Non ci volevo credere perché per me era come un figlio, lo lasciavo spesso a badare ai miei bambini. Invece era tutto vero. Lei era stata completamente soggiogata da lui. Ho fatto una scenata e la relazione si è interrotta».
Almeno per la minore, che da quella esperienza ne è uscita a fatica. Tra visite in ospedale, attacchi di panico e psicologo. «Ovviamente dopo che la relazione era finita non si è rassegnato. Io avevo presentato denuncia e lui era stato allontanato con provvedimento del giudice. Non poteva avvicinarsi a lei, ma un giorno è andata a prenderla a scuola». Aver violato l’allontanamento è costato all’imputato la libertà. Pochi giorni dopo infatti è finito ai domiciliari.
L'arresto avrebbero scatenato la sua rabbia. «A primavera di tre anni fa - ha raccontato il padre del 31enne - ho ricevuto un suo messaggio che mi preannunciava che avrebbe pubblicato le foto della sorellastra nuda». Poco dopo infatti sul suo profilo Whatsapp è apparsa la foto della ragazzina nuda con le parti intime coperte da stelline. La madre della minore è di nuovo corsa dai carabinieri che in poco tempo hanno sequestrato pc, telefono e pendrive del trentenne. Tutto materiale che è stato analizzato dalla polizia postale di Roma. Del caso infatti si è occupata la Dda, competente per questo tipo di reati.
«Abbiamo analizzato tutto - ha spiegato il tecnico informatico - nel pendrive chiamata “amore mio” erano presenti 136 file. Erano tutte foto della ragazza completamente nuda, fatte nel medesimo contesto. Scattate a marzo del 2019. Visualizzate l’ultima volta poche ore prima del sequestro».