Omicidio del piccolo Matias, chiuse le indagini: subito processo in Corte d'Assise

Mercoledì 30 Marzo 2022
Omicidio del piccolo Matias, chiuse le indagini: subito processo in Corte d'Assise

Morte del piccolo Matias, è subito processo in Corte d’Assise.

Chiuse le indagini della Procura, Mirko Tomkow il 16 maggio prossimo affronterà i giudici togati e popolari del Tribunale di Viterbo. Il 44enne polacco è accusato dell’omicidio del figlio di 10 anni, ucciso a novembre scorso con un coltello da cucina a Vetralla.

Nel processo in Corte d’Assise confluirà l’altro procedimento che lo vede imputato. Tomkow è accusato anche di maltrattamenti nei confronti dell’ex compagna e madre del figlio. I due procedimenti sarebbero collegati. Il polacco avrebbe infatti ucciso il piccolo Matias dopo che il giudice lo aveva allontanato dalla casa familiare per le continue violenze e minacce messe in atto contro la compagna, assistita in entrambi i processi dall’avvocato Michele Ranucci.

A chiedere la riunione sono stati ieri mattina i difensori di Tomkow, avvocati Paolo Grazini e Sabina Fiorentini. Udienza rinviata quella di ieri, dove l’imputato e l’ex compagna si sono incontrati per la prima volta dopo la tragedia. Impassibile lui, accerchiato dalla polizia penitenziaria. Devastata lei che è dovuta ricorrere alle cure mediche. La storia dei maltrattamenti perpetrati nella famiglia Tomkow viene scoperta solo l’estate scorsa, quando una confidente della donna chiede l’aiuto dei carabinieri di Vetralla. Racconta che la sua amica sta vivendo un inferno, mascherato dal sorriso che mostra in pubblico.

I militari raccolta la segnalazione si attivano immediatamente e chiamano la donna. La mamma di Matias ci mette pochi minuti a crollare e racconta tutto. Racconta di quando e come sono iniziati quei maltrattamenti fisici e psicologici. La data è precisa: «Quando ho scoperto di essere incinta». L’evento, che segna l’inizio delle aggressioni e delle violenze psicologiche, coincide con la scoperta di aspettare un bambino. In quel periodo il 44enne perde la testa e il rapporto inizia a incrinarsi. Non solo, perché iniziano anche le aggressioni e le minacce.

Durante la gravidanza prende a calci il pancione e l’accusa di non volere più rapporti sessuali. Lei subisce passiva. E’ passiva anche quando, spesso ubriaco, la insulta davanti al figlio ormai cresciuto. Quando minaccia di ucciderla dandole fuoco. «Giuro che io ti do fuoco con la benzina e poi mi ammazzo», avrebbe detto Tomkow prima di finire allontanato. Parole che pochi mesi dopo tenta di mettere in atto. Il 17 novembre scorso, nemmeno tre mesi dopo il provvedimento del giudice chiesto dalla pm Paola Conti che ha coordinato le indagini, il polacco bussa alla casa di stradone Luzi a Vetralla. Dentro trova solo il piccolo Matias.

Qui, in preda ai fumi dell’alcol e della violenza, prende un coltello dalla credenza in cucina e uccide il figlio. Poi tenta di cospargere un lenzuolo di benzina. I carabinieri arriveranno nell’appartamento e troveranno l’imputato privo di sensi e un bambino di soli 10 anni senza più vita con un coltello piantato nella gola e del nastro adesivo sulla bocca.

Ultimo aggiornamento: 22:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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