Insulta e picchia moglie e figlia, ex ceramista condannato

Giovedì 12 Gennaio 2023 di Maria Letizia Riganelli
Violenza

«Insultava e picchiava la mamma.

E quando mi intromettevo succedeva anche a me». Padre padrone condannato a 3 anni e mezzo di carcere per maltrattamenti in famiglia. A trascinare a processo l’uomo, un ex ceramista del distrutto industriale di Civita Castellana, la figlia 17enne, vittima insieme alla madre di violenze fisiche e psicologiche. L’uomo è stato anche condannato al risarcimento di 30mila euro in favore delle parti civili, assistite dall’avvocato Luigi Mancini. A scatenare il procedimento penale sarebbe stata una furiosa lite avvenuta nell’estate del 2020.

«Ero a casa con la mia amica - ha spiegato durante una delle udienze la figlia minorenne - quando a un certo punto mio padre ha iniziato a inveire contro di noi. Mi ha messo le mani alla gola, mi insultava. Siamo scappate e la mia amica ha chiamato i genitori». All’arrivo dei parenti dell’amica però la situazione sarebbe precipitata. L’uomo avrebbe iniziato a prendersela col padre dell’amica della figlia. Fino all’arrivo dei carabinieri. Un episodio che ha scatenato la reazione dei vicini, ma che non ha cambiato la quotidianità di violenza vissuta dalla ragazza. «La verità - ha spiegato ai giudici - è che picchiava la mamma. A me urlava insulti. Mi strattonava per i capelli e mi sbatteva contro il muro, ma picchiare davvero no». Un’affermazione che durante l’udienza ha fatto chiedere alla pm Eliana Dolce, cosa fosse per lei la violenza.

«E’ quando mena la mamma, a me non lo faceva. Mi ha puntato un coltello alla gola. Mi ha tirato oggetti. Ma non schiaffi». Ieri durante la discussione la pm Dolce ha riportato queste frasi sottolineando quanto ormai la violenza fosse parte di quel nucleo, una violenza che non veniva nemmeno più percepita come tale. Nella casa viveva anche una figlia più piccola, che non sarebbe mai stata oggetto le attenzioni violente del padre. «Quando avvenivano questi episodi - ha spiegato la madre al collegio del Tribunale di Viterbo - lei si chiudeva in camera e si metteva le mani sulle orecchie per non sentire». L’uomo ha già affrontato un altro procedimento per maltrattamenti per episodi avvenuti prima del 2017.

«L’imputato - ha spiegato l’avvocato Luigi Mancini durante la discussione -, nonostante le misure cautelari, ha continuato per tutto questo periodo a telefonare a madre e figlia minacciandole di morte o di tagliarle le gomme delle macchine. Non ha mai smesso di essere pericoloso e violento. Per questo ritengo che debba essere condannato».

Ultimo aggiornamento: 12:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA