Il viaggio avventuroso raccontato dai tre ricercatori.
«Per quanto non fossimo alla prima esperienza antartica, quest’anno la spedizione ha comportato un impegno ulteriore, dovuto al tempo richiesto per andare e rientrare dall’Antartide, che ha allungato molto la durata della missione.
La pandemia ci ha infatti costretto, una volta giunti in Nuova Zelanda, a una rigidissima quarantena di 14 giorni chiusi in una stanza d’albergo a Christchurch.
Il viaggio in nave, pur rappresentando un’esperienza affascinante, spesso ci ha messo a dura prova nel passaggio dei “Quaranta ruggenti” e dei “Cinquanta urlanti”: espressioni coniate dagli inglesi, che passavano Capo Horn al tempo dei grandi velieri, per dare l’idea della enorme forza dei venti che soffiano oltre, rispettivamente, il quarantesimo ed i cinquantesimo parallelo».
Due curiosità su tutte.
La prima: Laura Zucconi e Giuseppe Scapigliati, nella notte di navigazione del 31 dicembre, hanno affrontato onde di quasi nove metri.
La seconda: i tre ricercatori hanno svolto la loro attività spostandosi quasi quotidianamente in elicottero per raggiungere siti talvolta anche molto lontani e difficilmente accessibili, per raccogliere lì preziosi campioni di acqua e suoli che, una volta giunti in Italia, saranno oggetto delle loro ricerche.
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