Insulti e minacce social ad avvocati viterbesi, è scontro tra Camera penale e Procura

Giovedì 9 Giugno 2022
Roberto Alabiso e Andrea Miroli

Insulti e minacce social ad avvocati viterbesi, è scontro tra Camera penale e Procura.

Nel 2019, quando era appena stato scoperto il caso dello stupro nel pub di Casapound, gli avvocati che difendevano i due imputati, condannati in via definitiva, si videro arrivare tonnellate di violenza sul web. 

«Spero che stuprino le mogli degli avvocati», scrisse uno degli internauti. «Quanto è evidente che gli avvocati fanno largo abuso di droghe». Scrisse un altro. «Vi auguro di cuore che possa capitare ai vostri cari di fare la fine delle migliaia di ragazze violentate e perché no, uccise…». Centinaia di messaggi lasciati in bella vista a commento di articoli di cronaca postati sui social. Insulti gratuiti, minacce pesantissime, senza alcuna giustificazione.

Davanti a questo scenario il presidente della Camera penale di Viterbo, Roberto Alabiso, presentò una denuncia querela, ipotizzando il reato di diffamazione aggravata. L’obiettivo della denuncia era chiaro e palese: «Tutelare l‘immagine personale e professionale non solo dei colleghi interessati al procedimento penale, ma anche dare forza e dignità alla professione forense, troppo spesso percepita come una sorta di “complicità” con gli assistiti. Ricordo che la Cassazione ha stabilito che la pubblicazione di commenti offensivi su Facebook costituisce una forma diffamatoria di comunicazione con più persone».

La Procura di Viterbo però ha fatto richiesta di archiviazione, spiegando nelle motivazioni «che il contenuto dei commenti - ha scritto il sostituto procuratore - costituisce manifestazione del tutto legittima dell’esercizio di critica, espressa, seppur con linguaggio e con toni aspri e polemici, a tratti utilizzando termini con accezioni indubitabilmente offensive, senza trasmodare nella immotivata aggressione ad hominem».

Ieri mattina l’avvocato e presidente della camera penale di Civitavecchia, Andrea Miroli ha presentato opposizione all’archiviazione. «Noi riteniamo le affermazioni dei post sono certamente diffamatorie, non possono rientrare nel diritto di critica. I difensori sono stati esposti al pubblico ludibrio. Per queste ragioni il giudice non può che accogliere la nostra opposizione all’archiviazione. La gravità di quanto accaduto - ha concluso Miroli - consiste nel fatto che è stato lasciato passare il messaggio che l’avvocato sia fiancheggiatore degli assistiti, ma l’avvocato è un cultore dei diritti dell’imputato».

Il gip del Tribunale di Viterbo si è riservato.

Ultimo aggiornamento: 15:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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