Frode fiscale da 20 milioni di euro, cinquantenne viterbese rinviato a giudizio con altri tre

Giovedì 28 Febbraio 2019
Frode fiscale da 20 milioni di euro, cinquantenne viterbese rinviato a giudizio con altri tre
Un vorticoso giro di fatture false per abbattere il reddito imponibile ed evadere l'Iva, generato da un consorzio di società cooperative di Viterbo operanti nel settore dei trasporti e logistica, affidate a «teste di legno» compiacenti. 
La colossale frode è stata smascherata dai finanzieri del Comando provinciale di Viterbo al termine di una complessa indagine e diverse verifiche fiscali durate oltre un anno, che hanno permesso di scoprire una frode fiscale per circa 20 milioni di euro e l'impiego di 230 lavoratori irregolari da parte di 19 società cooperative, tutte intestate con nomi di pianeti e costellazioni del sistema solare. 

Nel corso degli accertamenti eseguiti dal Nucleo di Polizia economico finanziaria, è emersa la regia di un insospettabile dominus, Giuseppe Boni, cinquantenne viterbese, che aveva escogitato un articolato piano evasivo attraverso lo scambio di false fatture, emesse dalle stesse cooperative consorziate, finalizzato all’evasione fiscale. 
Sono 4, tra prestanome e amministratori di fatto, le persone rinviate a giudizio per diversi reati, tra cui emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti finalizzate all’evasione dell’Iva, distruzione ed occultamento delle scritture contabili e sfruttamento dei lavoratori. 

Le indagini hanno disvelato un meccanismo di frode attraverso il quale l’organizzazione acquisiva commesse a condizioni economiche vantaggiose da colossi della grande distribuzione di prodotti farmaceutici, per poi subappaltarle a cooperative fantasma che lavoravano sempre sotto la direzione dell’imprenditore viterbese ed avevano lo scopo di abbassare il costo del lavoro e commettere illeciti fiscali. 
Con questo sistema Boni sarebbe riuscito a evadere al Fisco diversi milioni di euro di imposte, ritenute Irpef e contributi previdenziali sui compensi dei lavoratori, che venivano anche sottopagati e assoggettati a turni di lavoro massacranti. 

Gli elementi raccolti dalle Fiamme Gialle e dal Nucleo per la tutela del lavoro dei carabinieri hanno consentito al pubblico ministero di fornire al Tribunale di Viterbo solidi elementi per disporre il rinvio a giudizio, con prima udienza fissata per il prossimo 14 maggio.
Ultimo aggiornamento: 20:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA