Riciclare la plastica per asfaltare le strade? Ebbene, sì.
Il progetto è stato proposto da alcuni ricercatori e professori del Deim (dipartimento di economia, ingegneria, società e impresa) coordinati da Marco Marconi, docente di Disegno e metodi dell'ingegneria industriale, è stato valutato positivamente, risultando l'unico finanziato nell'ambito del bando competitivo. Di durata semestrale, avviato alla fine del mese scorso e prevede un budget di 198 mila euro, è stato premiato in quanto giudicato il miglior progetto sulla attività di ricerca volta alla riduzione dei rifiuti prodotti da plastica monouso.
IL RIUSO DEI RIFIUTI DPI
«L'idea progettuale spiega Marconi riguarda il riuso di rifiuti di plastica monouso derivanti dai dispositivi di protezione individuale sempre più diffusi a causa del protrarsi della pandemia Covid-19. L'obiettivo è dimostrare la fattibilità tecnico-economico-ambientale del riuso di rifiuti da Dpi, soprattutto quelli in tessuto non-tessuto come mascherine chirurgiche, Ffpe2, camici e calzari (articoli realizzati a base fibre plastiche) dei quali si prevede un riuso, in luogo dell'attuale smaltimento nell'indifferenziato, per realizzare asfalti più durevoli considerata l'integrazione nella matrice delle fibre plastiche».
I VANTAGGI AMBIENTALI
C'è poi l'articolazione delle fasi di concretizzazione del progetto. «Si parte rivela Marconi dalla caratterizzazione dei rifiuti da Dpi per comprenderne le caratteristiche; quindi si procede alla sperimentazione in scala di laboratorio della loro applicazione in conglomerati bituminosi; poi alla definizione del processo produttivo pre-industriale e sperimentazione in casi studio riguardanti pavimentazioni stradali di varia tipologia».
C'è poi una fase finale relativa alla verifica «delle performance e dei benefici dello scenario circolare proposto».
Come riassumere il risultato che si ottiene? «In una prospettiva di medio/lungo termine si avranno rilevanti vantaggi dal punto di vista ambientale: da un lato con la riduzione della quantità di rifiuti plastici derivanti da Dpi che attualmente hanno un fine vita non circolare e, dall'altro, grazie all'aumento della vita utile delle pavimentazioni stradali, con conseguente riduzione del consumo di risorse per la loro manutenzione o per il rifacimento».
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