Costo del gas alle stelle, «così la ceramica riesce ancora a contenerlo»

Venerdì 23 Settembre 2022
Costo del gas alle stelle, «così la ceramica riesce ancora a contenerlo»

Previdenti e determinate.

Le aziende del distretto della ceramica di Civita Castellana, nonostante il forte aumento dei costi energetici, continuano a produrre e a sostenere il Pil della provincia. Delle oltre cinquanta imprese attive - tra medie, piccole e artigianali - soltanto due una nelle stoviglierie e una nei sanitari hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali a causa degli aumenti dei costi. Ma le altre non mollano.

«La situazione per le aziende ceramiche del distretto non è facile ha detto Augusto Ciarrocchi, vice presidente di Confindustria ceramica e amministratore delegato della Ceramica Flaminia - perché l'aumento dei costi energetici e delle materie prime sta mettendo in difficoltà le industrie della nostra area, che però sono ormai abituate a contrastare le avversità, essendo nate e cresciute senza aiuti esterni. In questa fase, chi è stato lungimirante rispetto alle forniture di energia soffre di meno, ma ritengo che tutto il distretto riuscirà ad attraversare anche questa tempesta». Molto determinata si dimostra anche Stefania Palamides, presidente della sezione Industria ceramica di Unindustria e general manager di Ceramica Tecla, azienda che dà lavoro a 50 dipendenti e specializzata nella produzione di lavabi.

«Ci attende un autunno difficile, lo sappiamo, ma dobbiamo salvaguardare l'occupazione - sottolinea - e la nostra produzione. Auspichiamo a breve un intervento sul tetto del prezzo del gas, anche a livello nazionale, il rinnovo del credito di imposta e misure strutturali».

I maggiori costi hanno interessato anche le materie prime per la ceramica. «Il prezzo delle materie prime - spiega la dirigente - è aumentato di circa il 20%, ma i nostri fornitori ci hanno già comunicato ulteriori rincari. Per un'azienda energivora come la nostra, inoltre, il costo delle bollette è diventato insostenibile: nell'ultimo mese è stato di oltre 50mila euro. E pensare che siamo tra i più fortunati, perché siamo riusciti a concordare una tariffa bloccata a 0,42 centesimi di euro a kilowattora per tre anni, mentre il prezzo di mercato ora è alito fino a 3 euro. Ciononostante rispetto all'anno scorso, quando pagavamo 0,17 centesimi al kilowattora, la spesa per il metano è triplicata».Il comparto della ceramica sanitaria riusce così a limitare l'impatto dei rincari.

«Abbiamo riversato in parte gli aumenti sui clienti, ma così - dice Palamides - rischiamo di perdere competitività: è una misura non auspicabile che inquina il mercato e ci penalizza rispetto agli altri produttori europei. Oltre alle materie prime per produrre lavabi in ceramica, sono aumentati pallet, imballaggi e altri prodotti che utilizziamo. Certo, siamo preoccupati»

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