«Adesso che sei tornato posso invitarti a casa mia a giocare». Quando lunedì Xiao è rientrato a scuola, a Caprarola nel Viterbese, i compagni di classe hanno voluto dargli un bentornato speciale: ognuno gli ha dedicato una letterina e tutti insieme hanno colorato per lui lo striscione affisso lungo il corridoio. Finisce così, nell'abbraccio degli amici, la quarantena della famiglia cinese che, al rientro da un viaggio, ha deciso di sottoporsi a due settimane volontarie di quarantena. Padre, madre e tre figli - di cui uno iscritto alla quinta della primaria Lorenzo Bonafede, un altro alla prima media, mentre il più grande ha 28 anni - hanno atteso in casa che passassero 14 giorni: niente scuola e chiuso il negozio che gestiscono in paese. «Anche se in Cina eravamo stati molto lontani da Wuhan, al rientro abbiamo pensato che fosse giusto non uscire, soprattutto per far stare più tranquilli tutti. Volevamo evitare preoccupazioni, specialmente per i bambini che vanno a scuola. E il Comune ci ha aiutati tanto, hanno fatto un ottimo lavoro. Grazie al sindaco, non ci siamo mai sentiti soli», racconta il fratello maggiore dei Chen.
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