Dufy a Roma, il pittore della gioia tra colori selvaggi e Belle èpoque

Giovedì 13 Ottobre 2022
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Servizio di Laura Larcan - Video di Francesco Toiati

Un'esplosione cromatica. I paesaggi segnati da colori infuocati e multiformi, le silhouette dinamiche e sintetiche che guizzano negli scorci cittadini, che danno la misura di una vita moderna e mondana. Ma anche i simboli dell'elettricità: queste mille luci brillanti e caleidoscopiche che pulsano sulle tele restituendo l'anima industriale della metropoli di inizio '900. Parigi e non solo. Campagne lungo la Senna, marine mediterranee e viaggi in Italia, fino alla Sucilia. Sono gli elementi che caratterizzano l'estro del pittore francese Raoul Dufy, maestro vissuto tra il 1877 e il 1953, famoso per la ricerca sui colori, influenzata dalla lezione di Monet e Pissarro, e maturata in chiave espressionista sulla lezione di Cézanne e soprattutto Matisse. Lo racconta la bella mostra "Raoul Dufy. Il pittore della gioia" a Roma, dal 14 ottobre al 26 febbraio a Palazzo Cipolla, che raccoglie 160 opere.

Gioia, un termine caro a Dufy, mitigato dall'amico Matisse, che si traduce nel gioco vertiginoso di essenze cromatiche, che l'artista declina in tutta la sua produzione: dalla pittura alle arti decorative e tessili, fino alle scenografie. «Nella pittura l'elemento essenziale è il colore. Il colore e' un fenomeno della luce», diceva Dufy, e la mostra racconta proprio questa visione, che supera ll post-impressionismo dei colori puri accostati per piccoli tratti di pennellate, alla forza energetica del fauvismo che trasfigura la realtà per colori soggettivi ed emozionali.

Organizzata per sezioni tematiche, la mostra svela anche il suo amore per l'Italia e soprattutto la Sicilia dove ama rifugiarsi perchè considera selvaggia ed autentica. «In Sicilia si può ritrovare l'antichità che rivive nella mia anima», diceva l'artista. Sfilano gli interni di atelier dai forti scorci e le finestre che si aprono sulla vita parigina, quella "Vie en rose" che sembra udirsi dai suoi quadri. I bouquet di fiori, le modelle e quei nudi distesi su un lenzuolo calato, anzi immerso, in un ambiente spoglio. Le regate, le feste nautiche e i moli, gli arlecchini e le corse dei cavalli, dove il colore ne scandisce spazi e tempi. Niente realismo, zero profondità o spessore, ma racconti soggettivi. Con l'effetto di estremo decorativismo. La cifra del suo successo.

E non mancano gli omaggi agli artisti di cui replica a modo suo i capolavori. Dalla Venere di Botticelli al Moulin de la Galette di Renoir. Fino a Cezanne, che cita in una serie di opere quasi in maniera sfacciata. E una chicca, i bozzetti preparatori per la "Fata Elettricità" il dipinto più grande del mondo, di oltre sei mesi, concepito nel 1937 per l'Esposizione internazionale delle arti e tecniche di Parigi.

 

Ultimo aggiornamento: 18:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA