Omicron, Fabro città fantasma: record di contagi nel piccolo paese dell'Umbria

Giovedì 30 Dicembre 2021
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di Italo Carmignani

Trecento metri sul mare, 120 contagiati di Covid (al momento), gran parte bambini e quindi famiglie, e un primato: se qualcuno vuole dimostrare che Omicron si diffonde più di qualsiasi altra variante può venire dalle parti di Fabro, comune dell’Alto Orvietano, e cominciare a contare.

Cosa? Gli infetti. Certo, non li troverà per strada, perché da queste parti i 2600 abitanti (anziani e giovani) hanno un grande senso di responsabilità, molto più che nelle città più grandi. «Se dobbiamo scontare questa pena - spiega Alice, trent’anni, in fila davanti all’ufficio postale - allora è bene che lo facciamo sul serio: io sono dovuta venire alle Poste perché ancora non sono pratica con Internet. Ma una volta fatto, vedo a casa e ci resto».

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Al massimo si esce per le scorte alimentari, ma tutti rigorosamente in automobile, tutti in mascherina anche a bordo e tutti verso il supermercato della zona industriale, diffuso e più sicuro. In paese ci sono solo negozi piccoli e non si può rischiare. In giro, come vuole l’emergenza, solo gli angeli custodi della sanità, le assistenti sociali che troppo spesso vengono dimenticate quando tutti stanno bene.

Spiega Laura, una di loro da dietro la maschera: «I contagi sono cominciati a salire dal 20 dicembre, siamo partiti da appena 20 e siamo arrivati a oltre cento in dieci giorni. Ma la gente è tranquilla e rassegnata, è come in guerra quando c’era il coprifuoco, che ora chiamano lockdown, ma sempre quello è».

Una velocità di diffusione dovuta solo alla potenza di Omicron? Il sindaco Diego Masella la racconta così al Messaggero partendo da una rassicurazione: «La situazione, nonostante l’alto numero di cittadini positivi al Covid-19, è sotto controllo – spiega –, i focolai sono tutti di tipo familiare e tutti derivanti dai contagi avvenuti tra i più piccoli, i bambini della scuola per l'infanzia e della primaria». Masella non è in città, ma ha una certezza e una paura. Si comincia dalla certezza: «Presto avremo le prime guarigioni e il 10 gennaio sono sicuro che si tornerà a scuola». Quindi la paura: «Il 25 per cento della popolazione non ha ancora deciso di vaccinarsi. Perciò dico solo una parola: daje».

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Ultimo aggiornamento: 31 Dicembre, 07:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA