Palazzo Bo, pronti 500 arredi restaurati di Gio Ponti. La rettrice Mapelli: «Un lavoro filologico»

Lunedì 7 Febbraio 2022
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PADOVA - Un restauro filologico lo ha definito la rettrice dell'Università di Padova, Daniela Mapelli. Oltre 500 arredi realizzati dal celebre architetto Gio Ponti del piano nobile di Palazzo Bo, la sede centrale dell'Ateneo, sono stati completamente restaurati con una particolare cura per i dettagli. Lavori che terminano proprio nell'Ottocentenario dell'Università e che rappresentano simbolicamente molto di più che semplice  manutenzione. È la ricerca del proprio passato per potersi rivolgere meglio preparati al futuro.

«Era il 1938 quando il rettore di allora, Carlo Anti, ha chiamato Gio Ponti perché ristrutturasse gli appartamenti del rettore - ha spiegato Mapelli - Il piano nobile del Bo doveva essere un luogo conviviale e non solo di lavoro.

Perciò oltre all'ufficio del rettore e alla sala riunioni, è stata realizzata una sala da pranzo con annessa cucina, la sala del caminetto, la sala lettura e un salottino. Era il Circolo dei professori. Possiamo chiamarlo un restauro filologico, partito dai disegni originali». Un luogo al pari di un museo ma che ha una particolarità: è vissuto. Si lavora, si visita, si vive e gli arredi vengono utilizzati tutti i giorni.

Oggetto del restauro sono stati 500 "oggetti" tra tavoli, sedie, poltrone, porte. Al costo di due milioni di euro. I lavori sono iniziati nel luglio 2021 e termineranno nell'autunno di quest'anno. Tutto è cominciato dallo studio dei documenti, dei carteggi e delle fotografie originali. «Abbiamo recuperato i disegni originali di Gio Ponti e abbiamo anche cercato di capire quali fossero state le indicazioni che l'architetto aveva dato alle ditte - ha riferito Giovanna Valenzano, direttrice artistica dei lavori - Ponti, al termine dei lavori, aveva chiamato i migliori fotografi del tempo e dalle foto siamo partiti. Aveva un'attenzione maniacale per i dettagli, questo si può dire che sia il suo testamento spirituale».

(video di Alessandra Lazzarotto).

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