Donatella Rettore nella sua Castelfranco: «Super-ospite a Sanremo? No, sono troppo giovane per invitarmi»

Mercoledì 14 Dicembre 2022
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Castelfranco - Una donna in perenne fuga. Fin da ragazza. Ma ieri ha ricevuto l’abbraccio della città che l’aveva vista muovere i primi passi. Al Teatro Accademico di Castelfranco, Donatella Rettore, autrice di pezzi quali “Splendido Splendente”, “Lamette”, “Kobra”, ha presentato “Dadauffa-Memorie agitate”, il suo libro autobiografico.

Riannodando i fili di un’esistenza condotta a mille all’ora, lastricata di successi e fama ma che ad un certo punto ha dovuto fare i conti con la malattia.

Un dialogo con Maria Luisa Frisa, docente allo Iuav di Venezia, nel corso del quale la cantautrice castellana si è raccontata. Un percorso di autentico “empowerment” femminile messo in atto da una ragazza che voleva emergere dalla provincia, con le idee chiare e il controllo delle scelte. Condite pure da molti errori, ma con l’obiettivo di progredire di continuo. «L’idea del libro autobiografico non è venuta a me, ma al mio manager – ha spiegato Rettore prima di salire sul palco – lui aveva un contatto con la Rizzoli e mi ha spinto a provarci. Il conflitto scoppiato quest’anno in Ucraina mi ha fatto recuperare alcune memorie di mio padre, deportato nei campi di concentramento nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Così i pensieri hanno cominciato a fluire e ho iniziato a scrivere appuntando i traguardi raggiunti, le cose che non sono riuscita a conquistare ed altro. Ma sono ancora qua, questo non è un libro di bilanci. Non ne ho mai fatti».

La malattia che l’ha colpita ha influito nella stesura?
«Assolutamente sì, perché mi sono confrontata con persone della mia età con la stessa strada da percorrere. Trovarsi vicini e capirsi è stato fondamentale, è stato in un certo senso come rialzarsi, rinascere. Non buttando le braccia per terra. Non mollare, anche vincendo lo scetticismo altrui. Come all’inizio della carriera, quando mi feci visitare per alcuni malanni di cui soffrivo spesso. Uno specialista mi disse che non avevo il fisico per continuare a fare la cantante. Io però dovevo andare al Festival di Sanremo e proseguii ad esibirmi. E nemmeno adesso ho intenzione di fermarmi».

Tanti aneddoti e ricordi in una lunghissima attività. Ne ricorda qualcuno in particolare?
«Molte cose mi sono capitate, penso ad esempio a quand’ero ragazzina. Arrivavo davanti al Duomo in sella alla mia bici Susy e iniziavo a cantare. Uno dei miei vecchi amici, il batterista Franchetto, mi ha mandato delle foto di quel periodo che sono state un’autentica rivelazione per scrivere il libro. All’epoca eravamo giovani propositivi, che avevano voglia di fare e portare in alto la provincia di Treviso, mostrare ovunque la bellezza e la poesia del Veneto, che allora non era inquinato. D’inverno le fosse attorno al Castello gelavano e pattinavamo, una volta sono anche caduta dentro». 

Ha dedicato il libro a Claudio Rego, l’uomo della sua vita.
«Sono una donna particolare, non difficile però. Con me non ci si annoia, però bisogna sapermi prendere. Lui ha avuto tanta pazienza ed è stato come una sorte di domatore. E con gli anni le mie asperità non si sono modificate, mi ritengo una piacevole difficoltà».
Enrico Ruggeri, a cui ha affidato la prefazione, sottolinea la particolarità della sua autobiografia. Nella quale non c’è spazio solo per il palmarès. 
«Con lui ci conosciamo da tanti anni, è un mio grande amico. Ci siamo trovati, siamo della stessa generazione. Allora dicevamo che avevamo la vita davanti, adesso cerchiamo di aiutare i ragazzi di oggi, che a volte non sanno come prenderla».

In una recente intervista ha sostenuto che la musica non è fatta soltanto di visualizzazioni sulla rete. 
«Per me la musica è comprare il biglietto, andare ai concerti e così via. C’è una certa disaffezione che è contagiosa, anche a me capita a volte di dire la verità».

Mancano poche settimane al Festival di Sanremo. Non sarà presente nemmeno come super ospite?
«Amadeus ha spiegato che quelli italiani devono avere almeno settant’anni di età per essere invitati. A me ne manca ancora qualcuno, per cui non ci andrò. Sto comunque lavorando ad un nuovo disco, pieno di novità e di partecipazioni, come si vede anche in tivù ad X Factor. Ho un bellissimo rapporto con Francesca Michielin, che si è scoperta la vocazione di presentatrice. Davvero brava».

Tra i giovani cantanti chi le piace? 
«Sono tutti ragazzi molto preparati. I giudici a volte sono troppo cattivi, bisogna dare loro la possibilità di sbagliare».

Giulio Mondin

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