Scarti tessili contenuti in sacchi neri per l'immondizia abbandonati in capannoni industriali all'insaputa dei proprietari. Funzionava così, secondo le indagini dei carabinieri forestali di Modena, un traffico illecito di rifiuti speciali, molto costosi da smaltire e provenienti dal comparto di Prato. L'indagine è partita da un controllo del luglio 2018 a Pavullo (Modena): i Forestali trovarono in un capannone industriale circa 2.500 metri cubi di rifiuti tessili. Il successivo approfondimento investigativo ha consentito di accertare che questi erano smaltiti anche in altre numerose località del centro-nord Italia, principalmente del Veneto. I militari hanno eseguito due misure cautelari di arresti domiciliari disposti dal Gip del Tribunale di Bologna a carico di due italiani considerati a capo dell'organizzazione criminale che aveva avviato una sorta di attività imprenditoriale. Diciotto gli indagati nell'inchiesta della Dda (Pm Stefano Orsi), che ha portato anche alla perquisizione e al sequestro di 24 siti. «L'operazione che abbiamo condotto sullo smaltimento illecito dei rifiuti speciali ottenuti dalle lavorazioni tessili e provenienti da Prato, è stata molto importante soprattutto perché ha visto il coinvolgimento di cinque regioni: Emilia, Toscana, Umbria, Veneto e Lombardia. Ha riguardato una tipologia di rifiuti speciali che diventa pericolosa soprattutto, come abbiamo visto in altre occasioni, per quel che riguarda gli incendi che spesso in accumuli del genere poi si sviluppano». Così il maggiore Laura Guerrini, comandante del Nipaf di Modena (Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale) commenta le indagini sul traffico di rifiuti illeciti contenuti in sacchi neri e accumulati in capannoni, che ha portato a due arresti e a perquisizioni.
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