Ci sarebbero stati almeno quattro depistaggi da parte degli apparati egiziani sul caso di Giulio Regeni, il dottorando friulano dell'Università di Cambridge rapito al Cairo il 25 gennaio 2016 e trovato senza vita il successivo 3 febbraio. È quanto sostengono il procuratore di Roma Michele Prestipino e il piemme Sergio Colaiocco, auditi dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte del ricercatore. “Il Cairo ha tentato d’insabbiare le indagini. Regeni è stato torturato in più fasi e perfino l'autopsia era falsa", sostengono gli inquirenti, secondo cui il giovane "era stretto nella ragnatela dei servizi egiziani". "La verità è un diritto per tutti", invocano i genitori di Giulio.
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