Leo Ortolani, un vero mito tra i fumettisti italiani e non solo, all'Interrogazione del Messaggero: alla lavagna subito un Ratman (il suo personaggio icona, migliaia di copie vendute) astronauta.
"Ho assistito al lancio con Parmitano, con lui e soprattutto con Paolo Nespoli - racconta il disegnatore parmigiano (ma è nato a Pisa) - ho potuto collaborare per due volumi di tema spaziale come Blu Tramonto, perché il tramonto sul pianeta rosso è blu, e Luna 2069". Ortolani ha interrotto le uscite in edicola del suo topo mito da qualche anno: "Ma stiamo sempre insieme, ora scrivo altre saghe, magari Ratman entra in qualche modo. Oppure spunta in operazioni spaziali come questa". Durante il lockdown dai disegni postati sui social è nato un volume diverso dagli altri: "Andrà tutto bene è stato il primo racconto che non aveva una trama predeterminata: la storia del Covid si aggiornava di giorno in giorno e scriveva una storia davvero fantascientifica". Leo accetta di disegnare un Ratman astronauta alla lavagna e poi di cancellare la sua opera unica: "In realtà io conservo tutti di disegni, mi fa strano cancellarlo: conservo anche i disegni delle mie figlie. Da sempre". L'ispirazione e l'ironia dalla scuola di Blues Brothers, l'immaginario tutto americano: "Il fumetto è come se nascesse a New York, il mio luogo mito". Poi due battute sui fimettisti divenuti mainstream: "Ho avuto un bel successo, poi ho smesso la periodicità di Ratman perché tendo ad annoiarmi. Mi fanno sorridere le polemiche su Zerocalcare che parla romano: ma lui è così, da sempre. Eppoi si capisce benissimo quello che vuol dire e dice".