Design e tradizione, incontro al Quirinale

Mercoledì 29 Settembre 2021
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Servizio di Laura Larcan- Video di Francesco Toiati

La boiserie dalle sfumature verdi cangianti della camera da notte dell'imperatrice Augusta Vittoria che dialoga con l'albero in plexiglass di Gino Marotta, il salottino giapponese dai rilievi d'ebano e avorio che accoglie gli Occhi di bambola su cartoncino di Carol Rama, le consolle settecentesche accanto alle lampade modulari di Bruno Munari.

Incontri, contrappunti, giochi, l'estro contemporaneo con i gusti del passato, la creatività di oggi con i fasti dell'epopea Sabauda, e prima ancora dei Papi e del soggiorno napoleonico. Anche questa è storia. Quella che svela il Palazzo del Quirinale, che riapre al grande pubblico da venerdì 1 ottobre con un percorso sempre più ricco.

L'IDEA Arriva alla terza edizione, infatti, il progetto espositivo Quirinale Contemporaneo che, come ha scritto il presidente Sergio Mattarella nel catalogo (edito da Treccani), punta «ad aggiornare l'immagine delle sedi istituzionali tramite l'inserimento di rilevanti espressioni del genio e dell'estro degli artisti italiani, dalla nascita della Repubblica ai nostri giorni». E sarà proprio Mattarella oggi ad inaugurare il percorso di visita che brilla per l'inserimento di un ulteriore nucleo di una settantina di opere, tra arte e design, di grandi maestri, che dal cortile d'onore sfilano con fior di meraviglie lungo saloni e corridoi del palazzo. Sorpresa nella sorpresa, debuttano per la prima volta le nove sale degli appartamenti storici della coppia imperiale, realizzate tra il 1888 e il 1893. «È l'ultimo capitolo di tre anni di acquisizioni di opere d'arte e di design, attraverso donazioni e comodati gratuiti per colmare un vuoto - spiega Ugo Zampetti, segretario generale del Quirinale - Tutto nasce nel 2015, con la decisione di aprire in modo sistematico tutto il palazzo, che conservava ancora una impronta sabauda sugli arredi e sull'architettura del periodo pontificio. Un allestimento che non rappresentava più il nuovo simbolo del palazzo. Di qui è nata l'idea di comprendere testimonianze del periodo repubblicano». La sfida è stata quella di far dialogare innovazione e tradizione. Come? «Guardando ai grandi movimenti del secondo dopoguerra e alle figure di spicco - spiega la curatrice Renata Cristina Mazzantini - che potessero inserirsi in modo armonioso, senza stridere con l'aura del Quirinale. Anche il design è stato fondamentale, perché più di ogni altro linguaggio evidenza la creatività dell'Italia della ripartenza». Il tour è da emozioni forti. Luciano Fabro con la sua impronta in trasparenza, «è la prima opera che entra al Quirinale nella galleria dei Busti», racconta Marco Lattanzi storico dell'arte al Quirinale. Dal Salone dei Corazzieri si entra negli appartamenti imperiali. Ecco i quadri di Castellani in duetti con gli arredi storici. Il salottino giapponese e le lampade di Munari. Le credenze settecentesche accanto agli Interni di libreria di Firenze di Giannone.

LA VISITA Il mobile lavabo di Guglielmo II, l'abito da ballo avorio della regina Margherita e le lampade di Laviani. L'acrilico di Lazzari nel contesto rococò di Umberto e Margherita. L'Albero in plexiglass di Marotta che sorge nella sala da notte dell'imperatrice. Si scende al piano terra e nella Cappella di Paolo V di fine 500 si scopre un mosaico di Cagli. E il Ponte di Genova di Alessandro Papetti dialoga con il plastico del Quirinale valorizzato con sistemi di valorizzazione e proiezioni. Nella palazzina Gregoriana, nucleo originario del Quirinale, spiccano le foto che echeggiano la sabaudite' di Massimo Listri. Lungo il corridoio della terrazza del Belvedere realizzata nel 1938 per la visita di Hitlet si vedono i Quadri Comunicanti di Grazia Varisco. Ancora, nella zona di passaggio del cortile d'onore ecco il Treno di latta di Pino Pascali. Si risale. La sala degli Scrigni svela l'opera titanica di Rudolf Stingel. E si entra nella galleria di Alessandro VII con le geometrie ipnotiche di Piero Dorazio in accordo con gli arazzi, il capolavoro Colui che sono di Emilio Isgrò con le cancellature rosse sulla Gazzetta ufficiale delle Leggi razziali. Nella sala di Augusto spiccano i Neri di Burri. E la Sala Gialla splende con Mario Ceroli e il suo Uomo galleggiante. E non è finita.

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