Azioni pianificate a tavolino, compiute nelle ore della giornata meno affollate e immancabilmente a favore di cellulare. C'è un'unica regia, legata al bisogno di ottenere quanti più like possibili sui social, dietro al tuffo in canale dal terzo piano di un palazzo nobile e il parkour da una riva all'altra compiuti nelle ultime ore a Venezia. È il sospetto sul quale indaga la Polizia municipale lagunare che, visti i video postati, si è fatta l'idea che dietro alle bravate vi sia un gruppo organizzato di ragazzi intenzionati a creare quanto più clamore possibile.
Il video
Si vede un giovane uomo che si tuffa nel rio di Cà Foscari dal cornicione di un palazzo patrizio a tre piani, una seconda persona che gli porge un asciugamano dopo l'uscita dall'acqua e si intuisce che vi sia una terza persona che gira la scena. Si sente un turista con uno zainetto sulle spalle chiedere al 'tuffatorè che cosa stesse facendo e i commenti inorriditi di chi era affacciato alle finestre. Una azione pericolosissima, che poteva avere serie conseguenze fisiche per il protagonista, vista la scarsa profondità del canale. Passano i minuti e vengono postati altri due video, in una parte opposta della città, nei pressi della Chiesa dei Miracoli. Un ragazzo in perfetto stile parkour fa un salto a piè pari da una riva all'altra di un rio, mentre un'altra persona lo riprende. La Polizia municipale è ottimista sulla possibilità di individuare i responsabili, ma nel frattempo fioccano le polemiche. «Sono veri delinquenti - commenta il sindaco, Luigi Brugnaro - che non si rendono conto del pericolo che creano alla città». Nel definire quanto avvenuto «un atto delinquenziale», Brugnaro lancia un appello: «non fate a gara, non fate queste stupidaggini per qualche like in più sui social». A voler parlare via social è anche il presidente del Veneto, Luca Zaia: «Quanto accaduto è vergognoso e soprattutto è un insulto alla fragilità della città e a tutti noi veneti - sottolinea -. Adesso basta, fatti del genere vanno puniti con fermezza. Chi vuole comportarsi in questo modo se ne vada pure altrove».
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