Naufragio Cutro, il barcone dei migranti poco prima di affondare: le immagini a bordo dell'imbarcazione

Mercoledì 1 Marzo 2023 di Nicola Pinna
Video

di Nicola Pinna

L’illusione del sole, del mare placido, delle patatine e dei succhi di frutta.

Del freddo che sembra pure meno freddo del solito e di un viaggio che dopo il primo imprevisto, e l’immediato trasbordo da una barca all’altra, pare procedere bene. Senza onde, senza timori. E senza alcuna premonizione. È ancora lontano nel tempo, e forse anche nei pensieri, quell’arrivo da incubo a ridosso delle coste italiane. Sorridono tutti, nella stiva di quel maledetto caicco di legno: chi è preoccupato non lo fa apparire, non lo mostra di fronte a chi vuole il video-ricordo della traversata e di certo non lo fa capire ai bambini, ai quali ogni mamma aveva raccontato una verità diversa per giustificare un viaggio ad altissimo rischio. E con un finale che nessuno aveva immaginato, ma forse temuto sì. 

Le relazioni a bordo

Non si conoscono ma sono costretti a familiarizzare, i disperati che si fanno inquadrare in quella tomba gialleggiante: chiacchierano e sorridono. Hanno alle spalle vicende terribili da confidarsi, speranze quasi tutte identiche e un destino terribile diventato comune all’improvviso. Il video di quei momenti è salvo, rimasto impresso nella memoria di un telefonino che non è andato a fondo insieme alle 67 vite. Forse è l’ultimo momento di serenità, l’istante in cui il desiderio di dimenticare per sempre fame, guerra e persecuzioni non ha ancora sfiorato il momento dello schianto sulla secca, dell’acqua gelida che entra ovunque, della barca che si spezza e delle onde che non lasciano scampo. Si vedono tutti, in questo video di trentotto secondi: si fa inquadrare anche il giovane che è al timone, sulla plancia piena di vestiti vecchi e sporchi. Lui non sorride ma di quel ruolo sembra fiero: comandante di un viaggio in direzione morte sicura. Nella plancia non è da solo e quelli forse sono tutti gli scafisti che la procura di Crotone ha già fatto arrestare. Nella parte alta della barca c’è un gruppo di privilegiati tra virgolette: seduti più comodi di altri, su un divano non di lusso ma di certo meno angusto di quella stiva-prigione in cui è difficile persino respirare. Cattivi odori, un filo di luce, poco ossigeno e un lago di gasolio. Al primo piano ci sono anche due bambine: capelli raccolti, felpa e giubbottino rosa, forse sono le figlie di quell’uomo che sta accanto e che probabilmente agli scafisti ha pagato un biglietto più caro, per il privilegio di navigare sì un po’ più comodi, ma non al riparo dall’insidia di quel mare che poi ha divorato quasi tutti. 

La traversata

A bordo si discute: l’audio del video non si sente e forse sarebbe anche difficile capire il senso dei dialoghi. Gli uomini che chiacchierano sulle scale e vicino al parapetto del barcone agitano le mani, sembra che alzino il tono della voce. E chissà se protestano per il viaggio iniziato con l’imprevisto di un guasto e di un cambio di barca o se parlano di tutt’altro giusto per rendere più normale quella disavventura iniziata col mare calmo e conclusa con un dramma che ora impressiona (e interroga) il mondo. Non c’è posto per tutti nella barca di legno destinata a sgretolarsi in mille pezzi: chi è arrivato per primo, e per fortuna si è accovacciato, si ritrova addosso altre due o tre persone e chi ha trovato solo un angolino è costretto a restare contorto su sé stesso per quasi quattro giorni. E nel cuore della barca, inquadrata in ogni angolo con questo smartphone, c’è anche chi le ore le deve passare in piedi, reggendosi ai lati, assecondando il ritmo di ogni onda. Il video sta per finire e seguendo la telecamera bisogna avere il coraggio di ripensare ai sogni di quelle madri affogati nel Mar Ionio e la forza di guardare gli occhi vispi di quei bambini con il taglio dei capelli alla moda che in Europa volevano crescere e che invece sono arrivati senza respiro. 

Ultimo aggiornamento: 9 Aprile, 23:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA