Veneto Banca, Consoli chiede
la libertà: battaglia in aula a Roma

Martedì 6 Settembre 2016 di Giuseppe Pietrobelli
Vincenzo Consoli
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VICENZA - L'udienza davanti al Tribunale del riesame di Roma per discutere sulla legittimità degli arresti domiciliari per Vincenzo Consoli, ex amministratore delegato di Veneto Banca, si trasforma nell'occasione per l'avvocato Franco Coppi di tenere una lezione universitaria, dando i voti (insufficienti) ai pubblici ministeri, che dal canto loro replicano sostenendo che migliaia di famiglie attendono giustizia per i gravissimi danni economici causati dall'allegra gestione dell'istituto di credito di Montebelluna. Un paio d'ore di botta e risposte in punta di diritto al termine delle quali i giudici si sono riservati di decidere sulla libertà del banchiere che da oltre un mese si trova rinchiuso nella sua villa in centro a Vicenza.
I difensori di Consoli hanno dichiarato che il loro assistito non intende sottrarsi al confronto giudiziario. Anzi, è pronto a rispondere a tutte le contestazioni nel merito delle accuse di aggiotaggio e intralcio alle attività di controllo delle autorità bancarie. Si è messo a disposizione per essere interrogato dai sostituti procuratori che hanno ottenuto il provvedimento cautelare nei suoi confronti. 
L'appuntamento è per la prima settimana di ottobre. «Per chiarire tutto serviranno almeno un paio di giorni. Perchè Consoli vuole rispondere a tutte le domande ed entrare nei tecnicismi di non facile comprensione, in particolare sul meccanismo dei prestiti "baciati"».
Si tratta del meccanismo dei finanziamenti concessi dalla banca per l'acquisto da parte dei clienti di azione dello stesso istituto di credito. «Ma se fossi a una lezione universitaria, dovrei correggere con la matita blu le carte dell'accusa» ha detto il professor Coppi.
Ma su quei punti non è entrato nel merito neppure l'altro difensore, l'avvocato vicentino Alessandro Moscatelli. Il fuoco di sbarramento si è avuto sulla fondatezza degli arresti domiciliari. I legali hanno sostenuto che non esistono le condizioni per privare Consoli della libertà personale. Perchè non c'è il rischio di fuga, visto che egli stesso sollecita l'incontro con i Pm nel palazzo di giustizia di Roma. Inoltre non ha più alcun ruolo nella banca e quindi non è in grado di reiterare i reati che gli sono contestati. 
In terzo luogo all'interno di Veneto Banca non rimane più nessuno dei vecchi amministratori o dei quadri di vertice e quindi Consoli non è in grado di interferire con la struttura. L'unico sarebbe l'ex presidente Pierluigi Bolla, ma è lo stesso che ha presentato un paio di denunce contro Consoli e non appare quindi condizionabile. Le azioni della banca, poi, sono in mano ad Atlante e non più nella disponibilità del vecchio management.
I pubblici ministeri hanno riproposto le ragioni che avevano indotto il gip a firmare l'ordinanza, ovvero i contatti di Consoli con alcuni dirigenti e la gravità dei fatti contestati. In particolare hanno fatto riferimento al danno subito da migliaia di clienti della banca che hanno visto andare in fumo i risparmi di una vita.
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