Primo maggio, si lavora nei centri
commerciali. Le Usb: «Scioperiamo»

Giovedì 28 Aprile 2016 di Roberto Cervellin
Manifestazione di protesta delle Usb di fronte al Prix di Grisignano di Zocco

VICENZA - Festa sì, ma non per tutti. Il primo maggio saranno molti i vicentini che lavoreranno. Non solo quelli dei servizi pubblici e degli ospedali, ma anche i dipendenti delle grandi catene di distribuzione. A denunciarlo sono le Unioni sindacali di base (Usb) che, per domenica prossima, hanno indetto uno sciopero per gli addetti del commercio. «In questo modo non dovranno andare a lavorare», denuncia il sindacato di via Zaguri.

Nel mirino, gruppi come Sorelle Ramonda, Coin, Prix, Eurobrico e Conad che, sottolinea Germano Raniero, resteranno aperti, così come le catene degli alimentari eccetto le Coop. «Ricordo che il primo maggio è una festività in cui, per contratto, non bisognerebbe lavorare, come a Natale e Ferragosto - precisa - Nel commercio ci sono persone che operano in condizioni precarie. C'è chi lavora 40 ore in 2 giorni. Il tutto per dare la possibilità ai negozi di restare aperti. Sollecitiamo i lavoratori a riappropriarsi del primo maggio, senza rischio di ritorsioni».
 


Nel frattempo i confederali di Cgil, Cisl e Uil preparano i festeggiamenti, previsti a Brendola a partire dalle 16 alla fattoria sociale Massignan, sede dell'omonima fondazione. «Vogliamo mettere assieme il mondo del lavoro raccogliendo le sue declinazioni, da quello dipendente ai nuovi impieghi», sottolinea il segretario generale della Cgil di Vicenza, Giampaolo Zanni.

Nel Vicentino, tuttavia, c'è poco da brindare. «La disoccupazione è diminuita, ma i senza lavoro iscritti ai servizi per l'impiego provinciali sono oltre 54 mila. Troppi», incalza Grazia Chisin, segretaria generale della Uil vicentina. In difficoltà in particolare i giovani con meno di 29 anni. «Siamo lontani dal tasso di disoccupazione pre-crisi che si attestava sul 3% - conferma Chisin - Oggi nel nostro territorio siamo poco sopra al 6%, mentre due anni fa la disoccupazione era arrivata oltre il 7%». Gianfranco Refosco (Cisl) è chiaro: «Il caso Banca popolare di Vicenza ha portato una tremenda ondata di sfiducia che sta minando la ripresa soprattutto in provincia».

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