La diocesi sulla BpVi: «Pochi potenti
si sono salvati a spese di altri»

Giovedì 13 Ottobre 2016 di Roberto Cervellin
Per la commissione della pastorale sociale, sulla vicenda BpVi "la diocesi non ha beneficiato di protezioni privilegiate"
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VICENZA - «Come mai siamo arrivati a questo punto?». Le vicende della Popolare di Vicenza scuotono la Chiesa berica. Dopo le dure parole del vescovo Beniamino Pizziol - che ha chiesto di «restituire il denaro illecitamente sottratto e di ridare sicurezza di vita a chi ha lavorato onestamente» - ecco la presa di posizione della commissione della pastorale sociale e del lavoro. Alla vigilia dell'assemblea del clero - prevista il 27 ottobre al teatro del seminario antico - e a pochi giorni dal via libera del cda della banca all'azione di responsabilità e al «parziale ristoro» delle perdite di chi ha investito nelle azioni di BpVi, la diocesi torna a parlare di crisi e di risparmi andati in fumo. Del resto, il titolo dell'incontro, che vedrà di fronte vescovo e presbiteri, non lascia spazio a interpretazioni: "Il vangelo e l'uso dei beni: la situazione economica della diocesi".
 

 

Come dire che il problema dell'istituto di via Battaglione Framarin è sempre all'attenzione del sacerdoti del territorio. Lo confermano le parole dei membri della pastorale sociale: «La banca ha garantito per decenni il carattere di istituto credibile e popolare, non dei grandi risparmiatori, ma del popolo. Di fronte alla vicende degli ultimi anni 2 anni, con denunce, inchieste e nessuna sanzione, non possiamo dimenticare che la sua fortuna è nata dall'investimento onesto dei risparmiatori. Fino ad un anno fa BpVi fa valeva 4 miliardi di euro, ora zero. Com'è possibile? Una cosa risulta sorprendente: il silenzio quasi totale sulle verifiche ordinarie e regolari. I controlli cui è sottoposto ogni istituto di credito che cosa hanno ottenuto? E chi dovrebbe informare sui controlli?».

Considerazioni che si rifanno a quelle di monsignor Pizziol, il quale in una nota aveva puntato l'attenzione sui «dirigenti e manager che ricevevano compensi spropositati, ignorando i crescenti bisogni della solidarietà e della sussidiarietà sociale». Da piazza Duomo ricordano infatti che la diocesi di Vicenza «ha investito denaro e beneficiato di sostegni e investimenti, ma non di protezioni privilegiate di cui sembrano essersi avvantaggiati pochi ma potenti favoriti, che in tempo di crisi si sono salvati a spese di altri. Ciò che risulta inquietante - concludono - non è la salvezza di alcuni, ma il fatto che a farne le spese sia sempre la povera gente».