Polemica sulle azioni PopVi dell'Ipab
E Turra spiega: «Solo titoli ereditati»

Mercoledì 16 Marzo 2016 di Roberto Cervellin
Il cda dell'Ipab con il sindaco (al centro). Il secondo da sinistra è il presidente Lucio Turra

VICENZA - Negli ultimi due anni il debito dell'Ipab è sceso di quasi un milione, passando da 3,9 a 3,1 milioni. Grazie alle aste, nel corso del 2016 arriverà a 2.5 milioni. Ma finché non sarà azzerato non partirà la struttura per non autosufficienti di Laghetto.

Clima sempre pesante in contra' San Pietro. L'istituto - che conta 560 anziani e quasi 800 dipendenti - pare aver superato la bufera legata alla scoperta di alcuni vermi sul letto di un paziente e al rischio di commissariamento, ma non quella della mancata riassunzione delle 30 lavoratrici sulle 60 che operavano per la Bramasole, cooperativa che gestiva il San Camillo prima del video choc. E all'orizzonte potrebbe esserci un'altra grana.

La consigliera comunale del Movimento 5 stelle Liliana Zaltron segnala che l'Ipab possiede azioni della Banca popolare di Vicenza, crollate in un anno del 90%. All'amministrazione Zaltron rivolge una valanga di domande: «Com'è possibile che un ente di beneficenza abbia investimenti come questi? Quante azioni possiede l'Ipab? Sono state acquistate o provengono da un lascito? Chi ha deciso l'acquisto?».

Interrogativi a cui risponde il presidente Lucio Turra, smorzando i toni della polemica: «Abbiamo 1.354 azioni per un valore che era di 56 mila euro. Non sono il frutto di nostri acquisti, ma di lasciti che si perdono nella notte dei tempi. Alcuni sono del 1951. Noi non possiamo acquistare né azioni né obbligazioni». Quanto al passivo, Turra ammette che l'obiettivo è di azzerarlo quanto prima, in modo da sbloccare il centro previsto a Laghetto, dal costo superiore ai 10 milioni di euro. Intanto con l'ultima asta Ipab ha incassato 670 mila euro. «Presto ne faremo un'altra», anticipa il presidente.

Il giudice intanto ha sbloccato, a favore dell'ente, l'assicurazione di 533 mila euro, congelata in seguito alla rescissione del contratto da 7 milioni di euro con Bramasole. Quanto al mancato pagamento delle lavoratrici licenziate, il presidente ammette: «Abbiamo raggiunto un accordo con i sindacati. Se non pagherà la cooperativa, ci penserà Ipab. L'importo non lo conosciamo ancora». Infine un sogno nel cassetto: mettere in mostra le opere custodite nei depositi, tra cui una tela di Canaletto. «E' uno degli obiettivi del piano industriale del 2017 - conclude Turra - Villa Rubini? Difficile venderla.

Studieremo qualche forma di gestione. Intendo incontrare la presidente del Fai di Vicenza».

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