Il cibo avanzato al ristorante ora
si porta a casa con la family bag

Giovedì 4 Agosto 2016 di Roberto Cervellin
Il cibo avanzato in alcune mense scolastiche di Vicenza finisce ai senzatetto

VICENZA - Si chiama family bag o doggy bag. Una volta si usava per portare  gli avanzi del ritorante al cane. Ora quegli avanzi si mangiano a casa, in famiglia, senza più vergogna né remore. Il sacchetto con il cibo rimasto sul piatto in trattoria non è più un tabù. In Italia come a Vicenza è stata ormai sdoganata quella quella che negli Stati Uniti è una consuetudine. La crisi probabilmente ha accelerato un trend che interssa molti esercizi pubblici del territorio. A confermarlo sono gli stessi titolari. «Abbiamo promosso l'introduzione del sistema family bag, perché si tratta di un atto di cortesia verso il cliente - spiega Luca Semenzato, consigliere dell'associazione provinciale ristoratori di Confcommercio -. Personalmente l'ho adottata da tempo nel mio ristorante e vedo che è ben recepita, anche se l'abitudine di portar via quanto avanzato è più radicata negli stranieri che negli italiani».

Insomma, avanti, ma con prudenza e un po' di timidezza. «Ci sono altri colleghi che offrono questa opportunità, ma come sempre la diffusione dipende dalla richiesta e c'è ancora molta strada da fare in tal senso perché diventi un'abitudine del consumatore», aggiunge Semenzato. Ristorazione e comparto alimentare, nel frattempo, si sono uniti sul fronte del recupero della merce destinata ad essere scartata, sottolinea Alberto Morato, presidente provinciale dei panificatori. «Come associazione siamo particolarmente attenti al tema degli sprechi e lo consideriamo una linea guida essenziale in un cammino di responsabilità sociale d'impresa, al punto che pochi giorni fa abbiamo presentato un progetto - conclude Ernesto Boschiero, direttore della Confcommercio di Vicenza -. Avvieremo percorsi formativi per evitare gli sprechi di materie prime nelle lavorazioni di cucina».

Sul territorio il recupero degli avanzi da destinare a enti caritatevoli e senzatetto è comunque già realtà. In alcune mense scolastiche del capoluogo, per esempio, le piatanze non consumate dai ragazzi finiscono all'albergo cittadino del comune, che accoglie persone senza fissa dimora.

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