Treni di gomme, cene, oro e gioielli per il finanziere amico: imprenditori nei guai

Mercoledì 21 Febbraio 2018 di Cristina Antonutti
Treni di gomme, cene, oro e gioielli per il finanziere amico: imprenditori nei guai
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PORDENONE/TREVISO -  È un sequestro di oro e gioielli privi di documenti fiscali, fatto dalla Polstrada tempo fa  a Vicenza Est, che ha trascinato un capitano delle Fiamme Gialle, 12 imprenditori e una società vicentina in un'inchiesta per corruzione, accessi abusivi all'Anagrafe tributaria, rivelazione di segreti d'ufficio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Il capitano è Giovanni Grassi, 56 anni, di Treviso, inguaiato da una serie di intercettazioni che hanno coinvolto anche il presidente di Unindustria di Pordenone, Michelangelo Agrusti. Lunedì l'indagine della Direzione distrettuale antimafia di Venezia è approdata nell'udienza preliminare del gup Alberto Scaramuzza, che oggi deciderà su due istanze di patteggiamento e i rinvii a giudizio chiesti dal pm Laura Cameli.

Agrusti e il capitano Grassi si conoscono da tempo. «Amici di famiglia - spiega il presidente degli industriali  friulani- ci scambiavamo regali tra amici. Null'altro». In passato Grassi gli ha regalato un portasigari e un vassoio d'argento, un golf di cachemire e gli stivali da motociclista. Agrusti nel 2012 ha ricambiato con due treni di gomme acquistati all'autofficina KM sas di Povegliano. E, nel dicembre 2014, con un iPhone donato alla moglie del finanziere.

Pneumatici e telefonini sono l'oggetto di un capo di imputazione che ipotizza il concorso in una corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio e l'emissione di una fattura da 2 mila euro finalizzata all'evasione dell'Iva. Oltre a Grassi e Agrusti, è chiamato in causa anche il pordenonese Giorgio Costacurta, manager di Onda Communication, società fondata da Agrusti e fallita dopo un accertamento fiscale. Secondo gli inquirenti, il capitano Grassi, che nel luglio 2012 indagava a Pordenone proprio sulla presunta frode fiscale imputata a Onda (a gennaio il processo si è concluso con 7 assoluzioni), sarebbe stato ricompensato. Tutto ciò sarebbe emerso grazie a un'intercettazione telefonica. Il capitano, infatti, era sotto controllo per via del sequestro di oro e gioielli. A lui si era rivolto l'orafo vicentino Bernardo Capparotto, 73 anni, titolare della Gold Planet, chiese consiglio a Grassi, che gli disse di far sparire alcune carte. 

Cinque mesi fa Agrusti è stato convocato per essere sentito a verbale come persona informata sui fatti. Sembrava finita lì, invece si è ritrovato indagato insieme ad altri imprenditori veneti che avrebbero beneficiato di accessi abusivi all'Anagrafe tributaria grazie a Grassi. Oggi dal gup del Tribunale di Venezia, oltre a Grassi, Agrusti, Costacurta e Capparotto, ci saranno anche Barbara Basset (43) di Villorba, Gennaro Borriello (52) di Portici; Alessandro Bregolato (56) di Quinto Vicentino; Roberto Padovani (60) di Bovisio Masciago; Andrea Pavanetto (43) di Badoere; Dino Ruperti (48) di Treviso; Marco Strozzi (48) di Treviso; Franco Zorzi (66) di Quinto di Treviso e anche la sorella del capitano, Matilde Grassi (55), di Massa di Somma, che si è giustificata dicendo di aver chiesto al fratello di verificare se il futuro genero sarebbe stato un buon partito per la figlia.
 
Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 09:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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