Profughi spacciatori: grossista a Vicenza. Droga vicino a scuole e contatti via Whatsapp

Giovedì 7 Marzo 2019
Profughi spacciatori: grossista a Vicenza. Droga vicino a scuole e contatti via Whatsapp
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VICENZA - Le Squadre mobili della polizia di Trento e Vicenza hanno arrestato ieri nel capoluogo berico un richiedente asilo centroafricano, il nigeriano Unabor Endurance, 25 anni, latitante, ritenuto responsabile di traffico internazionale di sostanze stupefacenti e di fatto residente a Vicenza con il compito di "grossista" in quanto riforniva i suoi connazionali, che poi spacciavano in centro città, soprattutto a Campo Marzo.

L'uomo, nigeriano, che è stato trovato in possesso di 50 grammi di marijuana, 53 dosi di eroina già confezionate e un bilancino di precisione, si era reso irreperibile dal 13 giugno 2018, quando la squadra mobile di Trento, diretta dal vicequestore Salvatore Ascione, aveva arrestato nell'ambito dell'operazione "Bombizona" 11 richiedenti asilo centroafricani e un italiano e aveva notificato ad altri otto nordafricani richiedenti protezione sussidiaria il divieto dell'obbligo di dimora nelle province di Trento, Verona e Vicenza.

Negli ultimi mesi gli agenti, una volta accertato che gravitava a Vicenza, hanno iniziato a cercarlo, scoprendo dove abitava, in Strada Marosticana 250, all'interno di un alloggio fatiscente intestato ad un'altra persona. Ieri è avvenuto il blitz con i poliziotti che hanno irruzione in casa mentre attendeva un amico. Alla vista degli agenti Endurance non ha opposto residenza: il ritrovamento dell'ingente quantità di droga ha fatto scattare l'arresto per flagranza, cui è seguito il trasferimento in carcere a Vicenza. Oltre ai vari reati legati allo spaccio di stupefacente l'uomo dovrà rispondere, così come i suoi compagni arrestati in estate, di traffico internazionale di droga.

Durante le indagini erano già stati arrestati 16 nigeriani e denunciati altri 8, (in parte poi destinatari delle misure cautelari) per un totale, di 58 tra arresti in flagranza di reato, custodie cautelari in carcere, perquisizioni e divieti di dimora nella provincia di Trento, Verona e Ferrara. L'operazione aveva portato alla luce un vasto traffico di droga tra Trento, Verona, Vicenza e Ferrara, gestito da un'organizzazione criminale, i cui appartenenti erano giunti in Italia come richiedenti asilo per motivi politici-umanitari o di protezione sussidiaria. Gli investigatori hanno denunciato 54 richiedenti asilo accolti in Trentino coinvolti a vario titolo nell'indagine della Squadra Mobile di Trento contro lo spaccio di droga.

Lo stupefacente, una volta immesso nel mercato, prevalentemente eroina e marijuana, era spacciato oltre che nei pressi di istituti scolastici, anche in alcune piazze della città. Gli spacciatori, per evitare i controlli della polizia, comunicavano tra loro tramite Whatsapp e avevano costituito una rete, di cui facevano parte anche italiani tossicodipendenti, capace di intercettare la maggior parte di tossicodipendenti provenienti dalla provincia, utilizzando peraltro donne incinte con a seguito i propri figli. In questo modo si erano assicurati quasi completamente il controllo dello smercio delle sostanze stupefacenti nelle zone più importanti di Trento, a danno degli spacciatori magrebini, costretti a zone più periferiche. L'organizzazione aveva, anche, intuito che assoldando tossicodipendenti italiani, grazie alle conoscenze di quest'ultimi, si riusciva a consegnare la merce agli «amici» in luoghi diversi da quelli soggetti al controllo della polizia.
Non solo, quindi, si fidelizzavano i tossicodipendenti, ma si permetteva a questi, se erano in cura al Ser.d, di barattare il metadone con l'eroina. Metadone che poi veniva nuovamente immesso sul mercato e venduto a «fidati» amici residenti in provincia di Trento. 
Ultimo aggiornamento: 15:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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