Crac BpVi, chiuse le indagini: notificati gli atti ai 7 indagati

Mercoledì 26 Luglio 2017
Gianni Zonin
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VICENZA -  La procura di Vicenza ha chiuso le indagini sul primo filone dell’inchiesta legato al crac della ex Banca Popolare di Vicenza e sono stati notificati gli avvisi della conclusione delle indagini preliminari a sette indagati più la Banca stessa, e disposto di conseguenza il deposito degli atti di indagine.

GLI INDAGATI
Nell'atto risultano indagate sette persone, tra le quali l'ex presidente della Popolare vicentina Giovanni Zonin e l'ex direttore generale Samuele Sorato, oltre che la stessa banca, indicata nell'avviso di conclusione «in liquidazione coatta amministrativa». Tra le ipotesi indicate l'aggiotaggio e l'ostacolo all'esercizio nelle attività di vigilanza. L'avviso di conclusione indagini è stato notificato anche all'ex consigliere di amministrazione Giuseppe Zigliotto, all'ex vice Dg responsabile della divisione mercati, Emanuele Giustini, dell'ex vice Dg dell'area finanza, Andrea Piazzetta, all'ex vice Dg della divisione crediti, Paolo Marin, e al dirigente proposto alla redazione dei documenti contabili, Massimiliano Pellegrini. I sette sono indagati per aver costituito, gestito o avallato come prassi aziendale il meccanismo dei prestiti "baciati", ovvero la concessione di finanziamenti a soci della banca finalizzati all'acquisto delle azioni della banca stessa. Ciò ha portato, secondo la Procura, a nascondere la reale situazione di bilancio della banca agli organi di vigilanza.

LE ACCUSE
Per i primi due reati viene chiamata in causa anche la banca in liquidazione, indagata in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. Per quanto riguarda l'aggiotaggio agli indagati viene contestato di aver diffuso «notizie false» e posto in essere «operazioni simulate ed altri artifici, concretamente idonei a provocare una sensibile alterazione delle azioni Bpvi» e «ad incidere in modo significativo sull'affidamento riposto dal pubblico nella stabilità patrimoniale» della banca. Sotto accusa la prassi dei finanziamenti concessi ai clienti per la sottoscrizione delle azioni emesse dalla banca «per un controvalore complessivo di circa 963 milioni di euro», spesso accompagnati dall'impegno al riacquisto delle azioni, senza aver iscritto al passivo dello stato patrimoniale un'analoga riserva indisponibile per il 'finanziamentò del proprio capitale. Una prassi non comunicata al mercato, destinatario dunque di «notizie false», veicolate nei bilanci e nei comunicati stampa, in merito alla «reale entità del patrimonio» e della «solidità» della banca, nonché alla «crescita progressiva della compagine sociale» e «al buon esito delle operazioni di aumento di capitale del 2013 e del 2014».

L'accusa di ostacolo all'attività di vigilanza deriva invece dall'aver nascosto alla Banca d'Italia l'esistenza di finanziamenti a terzi per acquistare azioni Bpvi e di lettere di impegno al riacquisto delle azioni, nonché dall'aver comunicato in più occasioni un patrimonio di vigilanza superiore a quello reale, fino a un massimo di 963 milioni di euro, oltre all'aver taciuto una serie di comunicazioni sul capitale "finanziato".
Infine il falso in prospetto è legato ai documenti per gli aumenti di capitale del 2013 e del 2014 in cui, occultando il fenomeno del capitale finanziato, non si dava conto della reale situazione patrimoniale della banca né della reale liquidità del titolo.


IL MINISTRO PADOAN: «SANZIONI SEVERE»
«Ho già espresso con chiarezza il mio convinto sostegno affinché al danno provocato corrispondano sanzioni severe e adeguate alla responsabilità degli amministratori colpevoli del dissesto, strumenti sanzionatori severi sono peraltro già previsti dal nostro ordinamento, e il mio auspicio è che la magistratura e le autorità di vigilanza li applichino nel modo più rigoroso e severo possibile». Lo ha affermato il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, durante il Question time alla Camera, sulle iniziative volte alla tutela dei risparmiatori danneggiati da situazioni di dissesto bancario, nonché a tutela dei livelli occupazionali, con particolare riferimento alle vicende di Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca. «Per quanto riguarda il meccanismo di ristoro, la liquidazione delle banche venete è stata accompagnata da un rilevante supporto pubblico, proprio per limitare i danni alla comunità della Regione interessata dal dissesto», ha aggiunto, «l'intervento del governo ha evitato che da un giorno all'altro migliaia di lavoratori rimanessero senza occupazione, ha consentito ai correntisti di non subire alcun danno, ha fatto salvi i diritti dei risparmiatori che hanno acquistato obbligazioni ordinarie» e «si prevede che l'eventuale fuoriuscita di personale avvenga esclusivamente su base volontaria». 
Inoltre «abbiamo concordato con le autorità europee la possibilità di ristorare i clienti che sono stati indotti ad acquistare obbligazioni subordinate attraverso pratiche improprie, in quanto quei titoli presentano caratteristiche di rischio non adeguate al profilo dei risparmiatori stessi».  

IL DECRETO SULLE BANCHE VENETE IN AULA
Subito dopo il via libera al decreto per il Sud, si incardina nell'aula del Senato il disegno di legge di conversione del decreto sulle banche venete. Il presidente della commissione Finanze Mauro Maria Marino (Pd) sta illustrando la relazione al provvedimento. Poi è previsto il voto sulla pregiudiziale di costituzionalità illustrato dalla capogruppo di Sinistra Italiana, Loredana De Petris.(ANSA).

«AZIONISTI VITTIME, MA LE LORO SCELTE NON POSSONO GRAVARE SUGLI ALTRI CONTTRIBUENTI»
«Anche i piccoli azionisti possono essere considerati vittime di comportamenti illeciti, ma gli effetti delle loro scelte e i comportamenti impropri degli amministratori non possono gravare sulle tasche di tutti gli altri contribuenti». Ha sottolineato il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, rispondendo al question time alla Camera. «Chi compra azioni di una società, sia pure di una banca, - ha spiegato parlando delle banche venete - assume un rischio elevato, che contempla la possibilità di perdere interamente l'investimento. Compensare con un intervento a carico della collettività coloro che hanno assunto questo rischio vorrebbe dire far pagare anche ai contribuenti che non sono in grado di effettuare alcun risparmio né investimento le scelte di altri contribuenti che hanno disposto di rendite e patrimoni più consistenti».

COMMISSIONE PER STABILIRE QUALI AZIONISTI FURONO "CONDOTTI" A COMPRARE AZIONI SENZA ADEGUATE CONOSCENZE
«La Commissione Finanze del Senato e il Governo oggi pomeriggio hanno detto sì al mio ordine del giorno, sottoscritto dai colleghi Pd del Veneto Filippin, Santini e Dalla Zuanna, che impegna a istituire una commissione di conciliazione per gli azionisti retail vittime di misseling nelle banche venete, al fine di poter dare risposte rapide a chi vi ricorrerà e quindi distinguere tra chi sottoscrisse le obbligazioni o le azioni in maniera consapevole rispetto a chi invece fu condotto a sottoscrivere senza avere le conoscenze adeguate in merito a quanto stava sottoscrivendo». Lo afferma la senatrice del Pd Laura Puppato a proposito del decreto sulle banche venete ora all'esame dell'Aula del Senato. «Oltre a istituire una commissione di conciliazione sono state approvate altre importanti misure, tra le più rilevanti - continua Puppato - segnalo: promuovere l'azione di responsabilità contro chi ha amministrato le banche, l'adozione dell'equo ristoro per tutti gli investitori coinvolti e penalizzati da comportamenti illeciti delle gestioni bancarie, l'impegno a non tassare e tantomeno a revocare gli accordi transattivi fin qui avvenuti con gli azionisti delle due banche e l'estensione, oltre il limite di giugno 2014, per i ristori dei titoli degli obbligazionisti subordinati».
Ultimo aggiornamento: 27 Luglio, 10:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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