I carabinieri mostrano l'arma del delitto: coltello con la lama di 5 cm

Venerdì 14 Aprile 2017 di Luca Pozza
Il coltello utilizzato di Righetto per colpire la moglie

VICENZA - Il comando provinciale dei carabinieri di Vicenza ha diffuso oggi la foto dell’arma del delitto - un coltello a serramanico con una lama di circa 5 centimetri - avvenuto in via degli Alpini 62A a Camisano Vicentino e utilizzata da Mirko Righetto, 48 anni, per uccidere la moglie Nidia Lucia Lozia Rodriguez, 37enne di nazionalità italiana ma di origini colombiane. La tragedia si è consumato poco proma di mezzanotte, tra mercoledì e giovedì, in una villetta a schiera dove la coppia abitava con la loro bambina di 3 anni.
 

 

Intanto si terrà domani mattina, all'interno della casa circondariale San Pio X di Vicenza, l'interrogatorio di Righetto, che sarà dunque sentito per la prima volta dal giudice. Intanto, secondo alcune indiscrezioni da fonti investigative, è emerso che non sono stati solo due (quelli visibili sul collo), ma molti di più i fendenti che hanno causato la morte della donna: dettagli più precisi si conosceranno dopo l'autopsia prevista nei prossimi giorni all'ospedale di Vicenza. In queste ore Righetto è guardato a vista dalle guardie penitenziarie, che lo tengono d'occhio giorno e notte.

Intanto oggi pomeriggio oltre 500 persone, in maggioranza donne, hanno sfilato silenziosamente a Camisano Vicentino per ricordare Nidia Lucia e, insieme a lei, tutte le donne vittime di violenza. L’iniziativa è stata organizzata dai Comuni di Camisano Vicentino e di Vicenza in collaborazione con il Centro Antiviolenza, il Comitato dei sindaci dell'Ulss 8 distretto Est e l’associazione Donna chiama Donna. Tra i numerosi amministratori che hanno sfilato nel corteo, che si è concluso con il ricordo di tutte le donne uccise tra il 2016 e il 2017, era presente anche l’assessore alla comunità e alle famiglie del comune di Vicenza, Isabella Sala.

Sul femminicidio di Camisano (oltre ai due di Ortona) è intervenuto oggi Dire, la rete nazionale dei centri antiviolenza, che in una nota spiega che «togliere le donne dal pericolo di vita è possibile ed è compito e dovere di una società civile, delle istituzioni, di tutti i soggetti coinvolti nel prevenire e contrastare la violenza maschile». Secondo Dire la rete la violenza alle donne si contrasta e si previene con interventi coordinati in cui tutti, dalle forze dell'ordine ai servizi sanitari, alle scuole, fino ai Centri antiviolenza, fanno la loro parte.

«Un Centro Antiviolenza - continua la nota - non è un servizio qualunque, non può essere improvvisato ma deve fondare i propri interventi sullaa metodologia di accoglienza consolidata, sancita nella Convenzione di Istanbul, basata sulla relazione fra donne. Chi interviene sui maltrattamenti e sulla violenza maschile deve ricevere una formazione specifica, attenta, specializzata, consapevole. Questo è urgente e vitale anche per le forze dell'ordine: sono troppe le denunce trascurate, ormai è un numero esorbitante quello dei femminicidi che dovrebbero e
potrebbero essere impediti».
 

Ultimo aggiornamento: 19:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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