Don Luigi in pensione, i parrocchiani
gli donano un viaggio in Terra Santa

Martedì 20 Settembre 2016
Don Luigi Scalzotto

CASSOLA/BASSANO - (Cs) Dopo 12 anni don Luigi Scalzotto lascia la parrocchia. Il sacerdote, che (come don Carlo Gastaldello) aveva fatto il pastore alla Ss. Trinità di Bassano prima di arrivare a San Giuseppe, torna ad Orgiano, nella sua casa, dove ad accoglierlo saranno i fratelli. Va in pensione, ma darà una mano alla chiesa locale, dove da anni opera un'unità pastorale di sette parrocchie. «Ci mancherà la sua saggezza» dicono alcuni esponenti dei gruppi parrocchiali. Ma per la grossa parrocchia di San Giuseppe, circa diecimiila residenti, che comprende oltre al territorio cassolese anche una fetta di Bassano, si tratta di un passaggio non normale: da ottobre infatti nasce l'unità pastorale tra San Giuseppe e San Zeno. Il vescovo ha fatto reset completo, destinando tre nuovi sacerdoti che vivranno nella canonica di San Giuseppe e che collegialmente gestiranno le attuali due parrocchie. Arriveranno don Stefano Caichiolo da Nove, don Vittorio e don Adriano, mentre con don Luigi se ne vanno anche i coadiutori don Luca (inviato tra i superiori del seminario di Vicenza) e don Piero. Ai tre sacerdoti i parrocchiani hanno fatto dei bei doni d'addio: un viaggio in Terra Santa per don Luigi, un computer portatile per il giovane don Luca, un dispositivo per poter leggere meglio per l'ottuagenario don Piero che ha commentato con autoironia «io, povero ipovedente...».

Figura molto moderna nonostante l'età pensionabile, destinatario del Premio Cassola un anno fa, don Luigi ha operato negli anni '70 e '80 con la pastorale del lavoro, facendo il pastore tra le fabbriche vicentine. Poi gli incarichi nelle parrocchie. «La mia esperienza qui è stata ben diversa rispetto alla Trinità che è una parrocchia storica con una sua identità fin dal Settecento - spiega il parroco -, mentre San Giuseppe è ancora in parte "dormitorio" di Bassano, quartiere nuovo, con famiglie spesso di  diverse provenienze e dove l'amalgama è sempre da costruire. Nello stesso tempo però ha una ricchezza di gruppi volontari molto attivi».
 

 

In questi anni don Luigi ha favorito l'aiuto dei laici alla causa parrocchiale e ha vissuto la decadenza, tra i parrocchiani, del matrimonio tradizionale, ma di sovente è stato chiamato per risolvere problemi e dare sostegno anche ad unioni non religiose. Racconta che sovente sono le convivenze tra persone di religione diverse che vedono nascere nodi da sciogliere. E lui è sempre stato disponibile per tutti. Non nasconde una certa stanchezza e il desiderio di tornare a casa per avere ritmi di vita meno sostenuti. Alla sua comunità, presente in modo massiccio in chiesa per la domenica del saluto, ha dedicato parole sagge: «Grazie per l'affetto e l'amicizia, il cuore di un pastore, giovane o anziano, deve avere, come dice Papa Francesco, l'odore delle pecore. Chiedo scusa se talvolta mi sono lamentato del peso di una parrocchia così bella e impegnativa. La colpa non è vostra ma delle mie fragili spalle». Ha iniziato con "cari amici", non con "cari fedeli" perché, ha spiegato, «ho conosciuto molte persone che non condividono la nostra fede ma che mi sono state vicine con amicizia». In chiesa una vasta macchia azzurra con tutti gli scout schierati per salutare don Luigi, quindi una macchia rossa con il gruppo dei donatori.

Don Piero ha suscitato sorrisi raccontando con brio che pensava di stare seduto per il duo discorso, ma i colleghi gli hanno detto «niente buffonate in chiesa» e come Woityla ha raccontato il suo ritiro, che sarà comunque attivo a sostegno degli anziani: «Lasciatemi tornare tranquillo dal padre». Mentre don Luca si è accomiatato ricordando Giacomo, il primo giovane parrocchiano che conobbe arrivando a San Giuseppe, simbolo della "fede vivace" della parrocchia: «Quando andava a far la comunione si portava dietro anche quelli che restavano seduti, e se parlavo troppo non si faceva problemi a richiamarmi: "Luca, basta, te sì longo..."». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA