Il libro-testamento dell'industriale:
«Progresso fallito, rischio estinzione»
Menon (Raasm): gli squilibri irrisolti

Venerdì 4 Novembre 2016 di Claudio Strati
Giovanni Menon e una veduta aerea della sua Raasm a San Zeno di Cassola, circondata dal grande parco.
1

CASSOLA - A 27 anni, nel 1975, fondò la Raasm, oggi e da molti decenni una realtà industriale di primo piano che ha saputo far valere il Veneto e l'Italia sui mercati del mondo. Stabilimento principale a San Zeno di Cassola, alcune filiali, 110 dipendenti, una sede consociata negli Usa, soprattutto un tasso di export che è in crescita dagli anni Ottanta e che oggi è arrivato a superare il 90 per cento di un giro d'affari che, con le consociate, arriva a 32 milioni di euro, 24 la sola casa madre. Un'azienda che si è sviluppata creando e studiando sistemi e tecnologie per la gestione dei fluidi, con una miriade di applicazioni industriali per numerose nicchie produttive.
 

 

Giovanni Menon, a 68 anni, è un industriale realizzato, ottimista sul futuro aziendale, meno su quello della terra e dell'umanità. Così ha voluto scrivere il suo pensiero in un libro, "Misero successo", che verrà circuitato tra amici, personale, colleghi imprenditori, oltre che venire proposto su Amazon. Si è quasi tolto qualche sassolino, l'imprenditore di San Zeno di Cassola noto perchè intorno alla sua fabbrica ha realizzato un parco da favola, con verde, laghetti e cascate, popolato da specie animali diverse, con le cicogne che dalle loro "torri" volano su tutto il paese. Un parco che è stato teatro di eventi, a volte set fotografico e cinematografico, zona anche di "respiro ambientale" per i concittadini in occasioni particolari.
 

Ma perché Giovanni Menon ha scritto questo libro? Glielo chiediamo prima che la pubblicazione venga diffusa.

«Nel dicembre del 2011 qui, nella mia fabbrica, organizzai un convegno con 800 persone provenienti da ogni parte del mondo e tenni una relazione sugli scenari economici, sugli equilibri mondiali di un'economia che alla fine è dipendente dal petrolio. Dopo quell'occasione molti mi chiesero di riportare le mie idee in una relazione. Però era difficile sintetizzare. Ci ho messo cinque anni e ho raccolto il mio pensiero in un libro. L'ho fatto anche rivedere a livello legale. 28 capitoli, usciti dal mio modo di vedere e dalla mia esperienza di una vita. Non ho nulla da insegnare a nessuno, non mi interessano consensi o stroncature, ho scritto solo le cose come le vedo io, con fermezza».

Perchè lo ha intitolato "Misero successo"?

«Nonostante le grandi evoluzioni tecnologiche e dei saperi, in fondo il mondo non è riuscito a migliorare gli equilibri della società. Il pianeta cresce di 102.000 persone al giorno, c'è un oceano di poveri, la ricchezza è in mano a una sempre più forte minoranza. Rischiamo la sesta estinzione».

Una visione intrisa di pessimismo.

«Non credo di essere pessimista, ma pragmatico e realista. Di fronte a certe evidenze non vedo come possiamo pensare diversamente. Sono ottimista invece verso la mia azienda, soddisfatto per quel che abbiamo fatto e faremo. Questi 28 capitoli sono un po' il mio... testamento, per i miei dipendenti e per mia figlia. Ringrazio chi ha insistito perché lo facessi, mi hanno permesso di tirare fuori il mio pensiero. Io indico tanti tasselli che non vanno, perché manca un accordo tra i governi nel mondo. Ma penso anche che ci può essere una possibilità di vivere in modo diverso».

C'è una soluzione?

«Sì, vivere più razionalmente su questo asteroide che è la Terra, senza sperperi e cannibalizzazioni. Io sono uno che a 27 anni si è rimboccato le maniche, non avevo particolari studi alle spalle, anche se su certi argomenti poi ho approfondito molto. E ho incontrato e risolto i problemi giorno per giorno. Oggi c'è un'esagerazione di specializzazioni e tanti problemi reali restano lì in balia del vento».

Cioè siamo troppo parcellizzati nei saperi e nell'economia?

«Mio padre faceva centomila cosa avendo nulla, e ha tirato su sette figli. Oggi anche qui dentro ho degli ingegneri bravissimi che però, se escono dal loro settore di conoscenza, non sanno neanche cambiare una lampadina».

Lei ha un'azienda che "tira" e si parla di ripresa. Altre imprese hanno ripreso a lavorare.

«Non è che l'iItalia sia persa: bisogna essere capaci di vedere il meglio dell'Italia».

Un'ultima domanda: per lunghi anni lei ha aperto l'azienda e il parco a eventi pubblici e oceanici, uno per tutti il famoso meeting delle mongolfiere, si è impegnato in progetti per il sociale. Poi ad un certo momento più nulla. Perché?

«Nel ventottesimo capitolo parlo anche di questo tema. Delle manifestazioni che organizzavamo e del perché poi sono cessate. Il motivo fu la politica».

Ultimo aggiornamento: 19:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA