Cristina nella stanza dei bottoni
della Nardini, prima donna da secoli

Sabato 21 Novembre 2015 di Maria Elena Mancuso
Cristina Nardini, il volto femminile della grappa.

BASSANO - La prima figura femminile, dopo secoli di storia, nella stanza dei bottoni dell'azienda più antica e "maschilista", dal 1779 il marchio più noto della grappa, con la bottega storica alla testata ovest del Ponte Vecchio. Cristina Nardini è la prima donna nella storia della Bortolo Nardini ad avere un ruolo attivo nell'azienda.

Ce lo conferma lei stessa: "“Sì, è vero. Fin dal 1991, dopo un percorso che mi aveva portato lontano da Bassano e dalla distilleria. Prima l’Università a Venezia, poi gli Stati Uniti e infine Milano, occupandomi di consulenza finanziaria, pubblicità e grafica. E' stato un percorso indipendente che mi ha permesso di crescere, riportandomi all’attività di famiglia quando le necessità aziendali coincidevano con la mia voglia di tornare a casa. Avevo sempre immaginato che il mio posto sarebbe stato qui, anche se la tradizione di famiglia non era proprio questa”.

Dall'album di famiglia

Fino agli anni ’40, infatti, la proprietà dell’azienda era tramandata da padre in figlio mentre le donne, in linea con la cultura e le tradizioni del tempo, godevano solo di una liquidazione in denaro. “Le cose cambiarono nel 1943 - spiega Cristina - quando il cugino di mio nonno, non avendo eredi maschi, lasciò la propria quota alla figlia Maria Elisabetta. Da allora anche le donne Nardini furono incluse tra i proprietari dell’azienda. Tuttavia io fui la prima a partecipare attivamente e oggi ai vertici ci sono quattro cugini. Angelo si occupa del commerciale Italia, Antonio dell'estero, Leonardo della distribuzione e io dell'amministrazione finanziaria. Nessun’altra donna ha fatto parte o partecipa alle attività aziendali a parte me, anche se altre possiedono delle quote. Per quanto mi riguarda, lavorare nell’azienda di famiglia era un traguardo naturale. Perché la Bortolo Nardini è molto più che un’impresa. È insieme la storia e il punto d’unione della nostra grande famiglia. Perché la domenica mattina l’aperitivo in grapperia al Ponte è un rito imprescindibile. Perché le sale che danno sul Ponte Vecchio hanno ospitato le feste di compleanno di tutti i bambini della famiglia. Ricordo ancora il forte odore di vinaccia che impregnava gli abiti di papà e del nonno, quando la sera tornavano a casa. E poi la grappa consumata a tavola o, mischiata al latte caldo, come rimedio naturale al raffreddore".

Bassano per settimane ha vissuto le riprese della fiction Rai “Di padre in Figlia”. All'inizio tutti sembravano impazienti di ospitarla in città, ma proprio gli ambienti della storica distilleria non avevano tanta voglia di prendere parte a questa inusuale bagarre di inizio autunno. Alla base della scelta, le apparenti similitudini tra la reale storia della famiglia Nardini e le vicende narrate, quelle di una famiglia produttrice di grappa, appunto e dell’evoluzione del ruolo delle donne al suo interno. Una storia che effettivamente richiama da vicino quella di Cristina Nardini, ma le similitudini finiscono qui. C'era forse il timore di ripercorrere sterotipi consunti.

"Fortunatamente l’opinione comune si sta allontanando dai classici stereotipi legati alla grappa per riconoscerne il reale valore - conclude Cristina Nardini -. E noi cerchiamo di dare il nostro contributo promuovendo e organizzando costantemente seminari e workshop sul mondo della grappa, con l’obiettivo di tramandarne la cultura. Lo facciamo con un occhio al futuro, ma ben radicati alla nostra cultura familiare. E con la testa tra Le Bolle, l'opera dell’architetto Massimiliano Fuksas che rievoca l’alchimia della distillazione e insieme racconta il nostro amore per ciò che facciamo e per il nostro territorio”.

Ultimo aggiornamento: 6 Novembre, 10:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA