Più forte del destino, Antonella sale sul palco con la sclerosi

Giovedì 7 Marzo 2019 di Gigi Bignotti
Antonella Ferrari
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Antonella Ferrari, già ballerina, ora attrice e scrittrice sarà con il suo spettacolo in un'unica data oggi a Montecchio Maggiore. «La mia carriera è nata indipendentemente dalla mia malattia. Non mi pesa recitare con le stampelle».
 

 
«Porto in scena la normalità delle persone con disabilità. E mi diverto pure». Antonella Ferrari è un'attrice, anzi una grande attrice che è riuscita ad imporsi nel mondo dello spettacolo con una forza e una tenacia eccezionali: a 11 anni sognava di diventare ballerina, ma proprio mentre danzava iniziò ad accusare i primi sintomi di una malattia che solo due decenni dopo, a fine anni 90, le fu diagnosticata. 
 Più forte del destino, tra camici e paillette la mia lotta alla sclerosi multipla è il titolo del suo libro e della mini-tournée di cinque date che, per la quinta stagione consecutiva, la porterà nei teatri italiani a raccontare in un monologo straordinario e mai banale la sua vita e la battaglia contro la malattia che peraltro, grazie anche a lei, oggi fa meno paura.
La tournée, partita da Saronno (Va), si concluderà nel Milanese, a Cesano Boscone il 5 aprile, e stasera sarà a Nordest: al teatro Sant'Antonio di Montecchio Maggiore (Vicenza). La regia dello spettacolo è di Arturo Di Tullio, un altro grande dello spettacolo. Antonella punta al sold-out come è stato in questi quattro anni che l'hanno consacrata autrice e attrice di teatro oltre che di fiction tv come Centovetrine e la Squadra), film di successo come Un Matrimonio del maestro Pupi Avati. Il tutto superando alcune ricadute della malattia che l'hanno costretta a ricoveri e dosi massicce di farmaci (Ne assumo tanti, tuttora) oltre a più di un periodo in sedia a rotelle (l'ultimo nel 2010).
Oggi invece gode di un momento di tregua, come lo chiama lei, dove è super attiva appoggiata alle sue inseparabili stampelle colorate. L'energia con cui nella vita affronta la sclerosi multipla è la stessa che profonde nell'impegno sociale come ambasciatrice dell'Aism (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) e testimonial del progetto Donne Oltre, a sostegno della ricerca e a scopo motivazionale per ammalati e disabili. Per il valore sociale e filantropico della sua attività è stata insignita dell'Onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente Napolitano.
Antonella, ora che è arrivata cosa rappresenta il successo per lei?
«Arrivata? No, non si è mai del tutto arrivati. Certo è una piacevole sorpresa se penso che grazie a questa notorietà ho potuto portare in scena la mia vita e la mia battaglia alla sclerosi multipla senza retorica e senza pianti a comando. Chi viene a teatro a vedermi incontra tutto di me: le mie fragilità, la mia autoironia e la mia tenacia».
Ultima di 4 fratelli, tutti a modo loro artisti, la Ferrari è cresciuta nella periferia di Milano con due genitori straordinari a cui deve molto...
«Sì, mamma e papà mi hanno sempre aiutata crescendo nel frattempo gli altri 3 miei fratelli maschi, trasmettendomi la forza per superare mille difficoltà e altrettanti pregiudizi. Ho vissuto tra buffe richieste e grottesche situazioni, ma sempre con il sorriso sulle labbra e la tenacia di chi ci crede». 
La malattia e la sua cura, dopo 18 anni di calvario fra decine di ospedali, potevano sembrare un punto di arrivo, invece, lei le ha trasformate nel trampolino di lancio per una carriera che ancora non ha raggiunto l'apice?
«La mia carriera è nata indipendentemente dalla malattia 20 anni fa. Studiavo danza e recitazione e quando ho dovuto appendere le scarpette al chiodo ho deciso di buttarmi a capofitto nel teatro e nella fiction. Certo poi la sclerosi multipla è diventata ingombrante e mi sono trovata costretta a renderla partecipe del mio bellissimo lavoro ma all'inizio ho cercato di nasconderla, come tutti credo. Ora non mi pesa salire sul palco e recitare reggendomi sulle stampelle perchè non bisogna vergognarsi di avere una malattia. Quando Mondadori mi chiese di raccontarmi in un'autobiografia ero titubante ma ora ne sono felice. Il libro è stato un viaggio nel dolore di tanti anni. Scriverlo è stato doloroso, ma ripercorrere tutto il mio passato mi ha fatto crescere facendo pace anche con ricordi più dolorosi».
E cosa consiglia a chi si imbatte in malattie gravi o invalidanti come la sclerosi?
«Di continuare a costruire il proprio futuro indipendentemente dalla patologia. Ci si può realizzare anche con la sclerosi multipla ed io credo di esserne la dimostrazione. Certo ho studiato tanto e a volte il mio curriculum è stato messo in ombra dalla mia cartella clinica ma non ho mollato e ho continuato a crederci. Non sono una che improvvisa e mi dispiace molto quando la mia professionalità viene oscurata dal resto. Per me il lavoro è terapeutico, è vita. Non amo fare la malata a tempo pieno».
La svolta nella sua vita e il sogno nel cassetto?
«Avere accanto l'uomo giusto, quello che ho sposato 10 anni fa è stato fondamentale, ma resta una ferita ancora aperta nella mia vita: avere un figlio.
Sia chiaro: i figli si possono avere anche con la sclerosi ma a noi non è arrivato, forse non era nel disegno di Dio. Abbiamo pensato di adottarlo, ma ho scoperto che una donna come me non può. E dunque mi chiedo: ma un bimbo ha bisogno di una mamma che cammini o di una mamma che gli dia amore ogni giorno? Anche su questo campo darò battaglia, sto cercando di realizzare un cortometraggio. Mi farò sentire con il linguaggio più incisivo che conosco: recitando».

Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 10:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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